Esteri

Gaza, l’Onu vuole la tregua. Prove tecniche di riconciliazione Usa-Israele

di Ernesto Ferrante -


Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno cinto d’assedio il complesso medico di Al-Shifa a Gaza. L’esercito dello Stato ebraico ha affermato di aver ucciso “circa 90 terroristi” e di aver “interrogato oltre 300 sospetti” presso il polo ospedaliero.

“Altri 160 sospetti sono stati trasferiti in territorio israeliano per ulteriori interrogatori”. I militari, ha aggiunto il portavoce, hanno trovato armi nell’area, avendo cura di “non colpire civili, pazienti, squadre mediche e macchinari medici”. L’operazione, iniziata lunedì mattina presto, è stata condotta dall’unità di commando Shayetet 13 della Marina, dalla 401a Brigata corazzata e da altre unità.

Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha accusato gli israeliani di “sabotare” i negoziati in corso su una tregua con questa azione, che “dimostra i loro sforzi per seminare il caos e perpetuare la violenza. Rivela anche il desiderio di sabotare i negoziati in corso a Doha”.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha pubblicato oggi una info-grafica che mostra 410 attacchi alle infrastrutture sanitarie dell’enclave palestinese registrati tra il 7 ottobre 2023 e il 12 marzo 2024.

Le Nazioni Unite sperano nell’esito positivo dei colloqui di Doha tra le delegazioni di Israele e Hamas per raggiungere un accordo per il cessate il fuoco e per il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani dell’organizzazione palestinese. Lo ha detto l’inviato speciale dell’Onu per il Medioriente, Tor Wennesland, sentito da Al Jazeera.

“Questo sarà il focus qui a Doha nei prossimi giorni. La guerra finirà solo se riusciremo a risolvere la questione degli ostaggi”, ha continuato. Per Wennesland, il conflitto sta attraversando un momento cruciale. “Siamo in una situazione terribile in cui la guerra deve finire il più velocemente possibile. Stiamo vedendo cosa sta succedendo sul campo e abbiamo molte domande irrisolte”, ha concluso l’inviato.

Gli ostacoli all’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza e il possibile uso della fame come arma, potrebbero “costituire un crimine di guerra”. “L’entità delle restrizioni imposte da Israele all’ingresso degli aiuti a Gaza e il modo in cui continua a condurre le ostilità potrebbero equivalere all’uso della fame come metodo di guerra, che costituisce un crimine di guerra”, ha dichiarato Jeremy Laurence, portavoce dell’ufficio dell’ Alto commissario per i diritti umani, durante il consueto briefing delle Nazioni Unite a Ginevra.

La premier Giorgia Meloni ha chiarito la posizione dell’esecutivo italiano parlando in aula al Senato, in vista del Consiglio europeo: “Ribadiremo la nostra contrarietà a un’azione militare di terra da parte di Israele a Rafah che potrebbe avere conseguenze ancora più catastrofiche sui civili ammassati in quell’area”.

Riaffermeremo, ha proseguito Meloni, la necessità di assicurare la consegna in sicurezza degli aiuti umanitari e il sostegno all’iniziativa Amalthea per un canale marittimo da Cipro a Gaza finalizzato alla consegna degli aiuti stessi. Ferma restando, naturalmente, la necessità di aprire nuove vie terrestri che rimangono prioritarie”.

Grandi manovre di riavvicinamento lungo l’asse Usa-Israele, dopo le uscite del presidente Biden. La prossima settimana il ministro della Difesa, Yoav Gallant, sarà a Washington per colloqui con il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin. Negli Stati Uniti si recheranno per incontri sull’offensiva militare israeliana a Rafah anche il ministro per gli Affari strategici, Ron Dermer, e il consigliere per la sicurezza nazionale, Tzachi Hanegbi. Ad accompagnarli ci sarà il coordinatore delle attività del governo nei Territori, il generale Ghassan Alian.

Stando alla nota dell’ufficio di Benjamin Netanyahu, rilanciata da Ynet, “il premier ha chiarito di essere determinato ad operare a Rafah e distruggere i battaglioni rimanenti di Hamas, fornendo al contempo soluzioni umanitarie per la popolazione civile”.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken farà il viaggio al contrario, arrivando venerdì in Israele.


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