Gaza: Zamir parla di accordo, Smotrich vuole l’assedio
Bulldozer israeliani hanno sradicato centinaia di alberi in Cisgiordania
Il capo di Stato maggiore dell’Idf, Eyal Zamir, ha affermato che “c’è un accordo sugli ostaggi sul tavolo, dobbiamo accettarlo”, sottolineando che la gestione della situazione è ora nelle mani del primo ministro Benjamin Netanyahu. Durante una visita alla base navale di Haifa, Zamir ha spiegato che l’esercito israeliano ha raggiunto gli obiettivi dell’operazione “Gideon’s Chariots” contro Hamas a Gaza e che, “grazie alla pressione militare, abbiamo creato le condizioni per la liberazione degli ostaggi”.
Zamir frena, Smotrich accelera
Zamir ha inoltre ribadito che l’Idf si sta preparando a “espandere l’operazione con un focus su Gaza City” e che la Marina deve essere pronta “a difendere e supportare le forze di terra negli attacchi”. “La campagna continua e continueremo ad agire fino a raggiungere tutti gli obiettivi della guerra, rafforzare la sicurezza e ottenere la vittoria”, ha assicurato il capo di Stato maggiore.
I falchi dell’esecutivo continuano a premere. “Vi abbiamo ordinato di fare un’operazione rapida. Secondo me, potete assediarli. Chi non evacua, va assediato. Senza acqua, senza elettricità, possono morire di fame o arrendersi. Questo è ciò che vogliamo e voi siete in grado di farlo”, avrebbe dichiarato il ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich, stando a quanto riferito dal notiziario Channel 12. “Questo non è ciò che la leadership politica ha ordinato. Non volete sconfiggere Hamas?”, avrebbe detto Smotrich al capo di Stato maggiore israeliano nel corso di un incontro.
L’operazione propagandistica di Tel Aviv
Il governo israeliano ha sponsorizzato l’ingresso temporaneo di dieci influencer statunitensi e israeliani nella Striscia di Gaza, come parte di una campagna volta a “mostrare la verità” sulle condizioni umanitarie dei palestinesi per confutare i frequenti rapporti di morti per fame e persone uccise dal fuoco israeliano presso i centri di distribuzione degli aiuti. L’operazione, organizzata dal ministero per gli Affari della Diaspora, ha visto i creator filmare e condividere contenuti dai centri gestiti dall’ente israelo-statunitense Gaza Humanitarian Foundation (Ghf).
“Tra i partecipanti al tour figuravano Xaviaer DuRousseau, influencer conservatore repubblicano di Gen Z, oltre 1 milione di follower tra Instagram, Facebook e TikTok; Marwan Jaber, giovane druso israeliano di 16 anni con quasi 250.000 follower su Instagram; Jeremy Abramson, ebreo americano residente in Israele con oltre 450.000 follower su Instagram; Brooke Goldstein, avvocata di Miami legata alla destra, con 150.000 follower complessivi e direttrice del Lawfare Project, che fornisce supporto legale gratuito alla comunità ebraica nel mondo, oltre agli israeliani Shiraz Shukrun e David Mayofis”, ha scritto la testata Haaretz.
Oltre 100 ong internazionali hanno firmato una lettera aperta in cui respingono le ricostruzioni delle autorità israeliane, secondo cui l’ingresso degli aiuti a Gaza non è ostacolato, sostenendo che “la maggior parte delle principali organizzazioni internazionali non è riuscita a far arrivare neppure un camion di forniture salvavita dal 2 marzo”. Tel Aviv sostiene che la distribuzione inadeguata sia dovuta a “negligenza o inefficienza” delle Nazioni Unite e dei gruppi umanitari. Per il ministro della Salute di Gaza il bilancio complessivo delle vittime per fame e malnutrizione dall’inizio della guerra è salito a 271 morti, tra cui 112 bambini.
Sradicati ulivi in Cisgiordania
Dei bulldozer israeliani hanno sradicato centinaia di alberi nel villaggio di al Mughayyir, nei pressi della città di Ramallah in Cisgiordania, alla presenza dell’esercito israeliano, come hanno constatato da giornalisti dell’Afp sul posto. La maggior parte della vegetazione abbattuta sembrava composta da ulivi, fondamentali per l’economia dei territori.
“Lo scopo è il controllo e costringere la gente ad andarsene. Questo è solo l’inizio: si estenderà a tutta la Cisgiordania”, ha denunciato Ghassan Abu Aliya, a capo di un’associazione agricola locale.
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