Attualità

Genesi e criticità della sicurezza urbana

di Giuseppe Tiani -


La prima iniziativa di cui si ha memoria, rispetto alle problematiche della sicurezza urbana e polizia locale risalgono al 1994, quando la regione Emilia Romagna varò il progetto Città Sicure. Una scelta politica a cui seguirono attività in tal senso in tre città del nord, Bologna, Torino e Modena, due città del centro Italia L’Aquila e Roma e al sud Catania, grazie a loro e all’Emilia Romagna il dibattito afferente ai fenomeni criminogeni per aree urbane sicure, nel corso del tempo assumerà un profilo politico e sociale d’interesse nazionale. Infatti, per la sensibilità civica dei citati enti locali, sarà costituito nel 1996 il Forum Italiano per la Sicurezza Urbana.
Oggi, dopo 30 anni dalle prime iniziative la sicurezza urbana è un tema centrale del dibattito politico, prioritario per i governi locali e determinante per l’elezione dei Sindaci. Il governo dei beni pubblici tra cui la sicurezza urbana, considerata bene comune immateriale e un bisogno che ha fatto emergere una diversa prospettiva per i cittadini, che possono prendersene cura attraverso la partecipazione e la diffusione culturale della sicurezza condivisa. L’esegesi della legge n. 121 del 1981 (meglio conosciuta come riforma di polizia) di autorevoli studiosi, quando riferiscono dell’ “ordine” non evidenziano alcuna aggettivazione della legge, fornendo una lettura della sicurezza in una dimensione generale e non circoscritta all’aspetto repressivo, aspetto che consente la partecipazione attiva delle comunità.
La sicurezza è un diritto di libertà, che emerge come tale per la solidità delle sue radici legali, e per la riforma di polizia che nel corso del tempo ha espletato gli effetti auspicati da un legislatore illuminato, che consentì l’istituzione dei sindacati dei poliziotti, la cui azione e sensibilizzazione delle sigle che si rifanno al Movimento Democratico dei Poliziotti come, Siap, Siulp, Anfp e il Sappe in ambito penitenziario, ha consentito progressivamente alla Polizia di Stato e alle forze di polizia più in generale, di elaborare l’odierna visione garantista dei diritti civili, sociali e dei diritti di umani.
Il lungo percorso di democratizzazione dei corpi di polizia e da ultimo, l’istituzione dei sindacati dei carabinieri, guardia di finanza e militari, consente oggi al Ministero dell’Interno e al Dipartimento di Pubblica Sicurezza, di sostenere l’esigenza della dimensione plurale della sicurezza, di cui certamente e parte integrante la Sicurezza Urbana, avendo superato ipso iure et facto, la contrapposizione culturali e politiche tra Sicurezza e Libertà quale retaggio del passato. È noto, che sino ai primi anni ottanta il potere politico in tema di sicurezza e ordine pubblico, condizionato dalla violenza del terrorismo interno, guardava con occhi imbevuti di cultura borghese, classista e reazionaria, alle battaglie per la violazione dei diritti individuali e collettivi, un paradigma che nel tempo è stato invertito in favore di una visione compiutamente democratica. Ciò nonostante, ci sono forze politiche miopi che non tollerano politiche di sicurezza di cui il paese ha bisogno, nonostante siano sostenute dai cittadini, consegnato il primato del tema alla maggioranza hanno danneggiato sé stesse e la comunità, considerato il valore delle ricadute che ha la sicurezza, sono necessari contrappesi critici costruttivi per non inficiare il primato della sfera pubblica, nel cui campo agisce la pubblica sicurezza.
In sintesi, il bene comune chiamato sicurezza attraverso il principio di sussidiarietà, consente un ruolo attivo degli enti locali e dei cittadini in un ambito tipicamente “pubblico” nel senso di statale, ma certamente non le “ronde” che sono ben altra cosa. Quindi l’approvazione del Riordino delle Funzioni e dell’Ordinamento della Polizia Locale proposta dal Ministro dell’Interno Piantedosi al Parlamento, è improrogabile per migliorare e valorizzare gli strumenti degli enti locali per i fini della polizia locale e della sicurezza urbana, oltre ad una disciplina più puntuale dello status giuridico e dei trattamenti retributivi e degli orari di servizio degli operatori delle polizie locali. Il quadro di riferimento normativo della materia è datato e risale alla L. n. 65 del 1986, mentre gli ambiti di competenza eterogenei della polizia locale sono stati espansi e vanno riordinati, se si vogliono soddisfare le esigenze di Sicurezza e Legalità delle aree urbane. La prospettiva per una maggiore partecipazione di comuni, città metropolitane, province e regioni si pone come un dato fondamentale, ma le innovazioni intervenute impongono il superamento di annose controversie di carattere giuridico, interpretativo e di coordinamento, che si sono accumulate nel corso del tempo


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