Cronaca

Genova, i falsi Modigliani e quel mistero lungo sei anni

di Ivano Tolettini -


Un giallo che fa discutere esperti di tutto il mondo e che tiene ancora banco perché non è stato risolto nonostante il lento trascorrere del tempo. Una giustizia lumaca per un caso, quello delle 21 tele attribuite al pittore Amedeo Modigliani, ma sequestrate come false all’inizio del luglio 2017 durante la grande mostra inaugurata al Palazzo Ducale di Genova, che mise a rumore il mondo dell’arte internazionale. A giorni è atteso finalmente il verdetto del giudice penale per cominciare a distinguere il grano dal loglio a distanza di sei anni, tenuto conto degli ingenti interessi non solo economici in ballo e che prima di arrivare alla sentenza definitiva vedrà trascorrere altri anni. La procura della Repubblica del capoluogo ligure, in base alle relazioni dei propri esperti, è convinta che le opere siano fasulle ed di recente ha chiesto cinque condanne e una assoluzione. Per contro gli avvocati vanno all’attacco affermando che è “stato creato un caso ad arte, è proprio il caso di dire, per motivi economici”.

STORIA E PROCESSO
È il 7 luglio 2017 quando la procura ordina il sequestro probatorio delle 21 tele del maestro livornese, le cui opere così tornano nell’occhio del ciclone a distanza di 33 anni dallo scherzo del secolo del 24 luglio 1984, quando tre giovani buontemponi di Livorno fecero recuperare dal fosso mediceo una testa, assieme ad altre due di lì a poco ripescate, che inizialmente venne attribuita anche da esperti di chiara fama a Modigliani (1884-1920). L’unico esperto che nel 1984 sosteneva la falsità delle opere e che erano frutto di due mani diverse fu il pisano Carlo Pepi, collezionista d’arte che nel 1988 entrò nel consiglio degli Archivi Legali Modigliani per volere della figlia del grande artista. E fu proprio Pepi a spiegare ai carabinieri del comando tutela patrimonio culturale di Roma che le 21 tele esposte a palazzo Ducale erano fasulle. Non solo, anche lo studioso francese Marc Restellini giungeva alla medesima conclusione. Coinvolgendo anche tre tele (ritratto di Moricand, testa di donna dai capelli rossi e ritratto femminile) che la collezionista svizzera Naima Kimali Jornod aveva prestato al curatore svizzero dell’esposizione genovese, Rudy Chiappini, per il quale il procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio ha chiesto 6 anni di reclusione per truffa; 5 anni per il proprietario statunitense della maggior parte dei quadri esposti, Joseph Guttmann; 8 mesi per Nicolò Sponsilli, direttore di Skira, il più antico marchio nella storia dell’editoria d’arte internazionale che organizzò la mostra, e per la collaboratrice Rosa Fasan; infine 6 mesi per lo scultore svizzero Pietro Pedrazzini proprietario di un ritratto esposto. Invece è stata sollecitata l’assoluzione di Massimo Zelman, presidente di Skira. Detto che per i legali degli imputati le opere sono vere, in base alle analisi di rinomati consulenti di parte, c’è poi la posizione della dottoressa svizzera e collezionista Naima Kimali Jornod, che non è nel processo né come imputata né come parte offesa, e che il 7 settembre 2017 con l’avvocato Cesare Dal Maso di Vicenza aveva chiesto senza successo al tribunale del Riesame di Genova la restituzione dei suoi tre quadri in base a consulenze approfondite che stabilirebbero l’autenticità.

I PERICOLI
Del complicato rapporto tra arte e giustizia parla anche l’avvocata Franca Vitelli, che assiste una collezionista “privata della possibilità di difendere la sua posizione e la legittimità delle opere d’arte di sua proprietà” sequestrate dai carabinieri per quello che definisce un “paradosso giudiziario e il difficile compito del giudice”. La legale milanese auspica che “le valutazioni del tribunale siano condotte in modo accurato, approfondito e imparziale, minimizzando al massimo il margine d’errore”. Perché si parla di opere che “muovono grandi interessi economici, non solo nella stima del loro valore, ma anche nel ruolo di catalogazione e conseguente certificazione dei dipinti”. L’avv. Vitelli, insomma, chiede a tutela della sua cliente “l’accertamento dei vari passaggi di proprietà e la provenienza, per garantire decisioni giuste e protettive sia per l’integrità dell’opera d’arte che per i diritti dei proprietari”. A giorni, come detto, il verdetto. Sei anni dopo il clamoroso sequestro delle asserite tele di Modigliani che invece per la procura di Genova non sono autentiche.


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