Geografia giudiziaria: il Ddl sul ripristino delle sedi soppresse
Il Governo vara il Ddl sulla geografia giudiziaria: tornano Bassano, Avezzano, Vasto e altri tribunali. Critiche di Bobbio: “Servono più magistrati”.
Il ritorno delle sedi giudiziarie locali
Il tema della geografia giudiziaria torna al centro del dibattito politico e istituzionale.
Il Ministro della Giustizia ha annunciato che il Governo considera “prioritario” il ripristino di alcune sedi soppresse con la riforma del 2012, motivando la scelta con l’urgenza di rendere la giustizia più vicina ai cittadini e di rafforzare la presenza dello Stato nei territori.
Lo schema di disegno di legge di iniziativa governativa prevede, tra l’altro, la istituzione del nuovo Tribunale di Bassano del Grappa e della relativa Procura, oltre al ripristino dei tribunali di Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto. Tornano operative anche alcune sezioni distaccate: quella di Ischia (presso il Tribunale di Napoli), di Lipari (presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto) e di Portoferraio (presso il Tribunale di Livorno).
Un’operazione che, nelle intenzioni del Ministero, mira a rafforzare la capillarità territoriale della giustizia e a sostenere le comunità locali, spesso penalizzate da accorpamenti che hanno aumentato le distanze fisiche e burocratiche dai cittadini e dagli operatori.
Il nodo irrisolto delle risorse umane
Ma non mancano le critiche.
Tra le voci più dure, quella di Luigi Bobbio, magistrato e già senatore della Repubblica, che giudica l’iniziativa del Ministro “un passo nella direzione sbagliata”.
Secondo Bobbio, il vero problema non risiede nel numero dei tribunali, bensì nella drammatica carenza di personale e nella distribuzione diseguale delle risorse umane sul territorio, aggravata dall’“inamovibilità” di molti magistrati.
La sua proposta è radicale: una doppia immissione straordinaria di avvocati e funzionari nella magistratura e negli uffici giudiziari, senza concorso, per rafforzare la macchina della giustizia e superare il corporativismo interno.
L’intervento di Bobbio
“Io certe volte davvero non capisco ’sto ministro.
Sono decenni che si parla di accorpamento delle sedi giudiziarie e adesso spunta il loro ampliamento…
Gli organici di magistrati, cancellieri, segretari, funzionari sono largamente sottodimensionati, e questa situazione è la vera causa delle lungaggini processuali. Esiste poi una drammatica sperequazione nella distribuzione del personale, segnatamente magistratuale, nell’ambito della geografia giudiziaria nazionale, sperequazione aggravata dalla pretesa inamovibilità degli stessi magistrati.
Ma il ministro vuole aumentare le sedi di tribunale!
Pensasse invece a rimediare alla dannosa inamovibilità e a procedere ad almeno due massicce immissioni di avvocati, non meno di duemila, nel ruolo organico della magistratura ordinaria togata, senza concorso ma con legge, come prevede la stessa Costituzione. In tal modo, peraltro, otterrebbe due grandi risultati: aumentare il numero dei magistrati ordinari in servizio e annacquare potentemente lo stramaledetto corporativismo degli attuali togati. E provvedesse, non in ultimo, a una eguale immissione senza concorso di funzionari e dipendenti amministrativi.
La giustizia allora sì che sarebbe più normale, e inizierebbe a correre.”
Due visioni opposte di giustizia
Dietro al confronto sul disegno di legge si nasconde una diversa visione del sistema giudiziario. Da un lato, l’approccio del Ministero, che punta sulla prossimità territoriale per recuperare fiducia e accessibilità della giustizia.
Dall’altro, la prospettiva di chi, come Bobbio, ritiene che la questione strutturale sia interna agli organici e ai meccanismi di reclutamento, e che senza una riforma profonda del personale ogni intervento sulla geografia giudiziaria rischi di essere cosmetico.
In effetti, la riforma del 2012, che portò alla soppressione di circa un terzo degli uffici giudiziari minori, era stata motivata proprio dalla necessità di razionalizzare il sistema e concentrare le risorse per aumentare efficienza e uniformità.
Oggi, il pendolo sembra tornare indietro, con un governo deciso a ricucire il tessuto territoriale della giustizia.
La sfida della sostenibilità
Il dibattito, tuttavia, resta aperto: riaprire tribunali significa anche trovare magistrati, personale e risorse.
Secondo dati del Consiglio Superiore della Magistratura, mancano all’appello centinaia di giudici e oltre diecimila unità di personale amministrativo.
In queste condizioni, la creazione o il ripristino di nuove sedi potrebbe accentuare la frammentazione e i disallineamenti già esistenti.
La vera sfida, allora, è coniugare prossimità e sostenibilità: una giustizia più vicina non può prescindere da una giustizia più efficiente, né l’efficienza può essere perseguita a scapito della presenza sul territorio.
Una giustizia tra territorio e risorse
Il Disegno di Legge sulla geografia giudiziaria rappresenta un passaggio simbolico e politico di rilievo: un ritorno al territorio dopo anni di centralizzazione.
Resta da capire se si tratterà di una rinascita della giustizia locale o di un nuovo esercizio di dispersione delle risorse.
Come spesso accade nel sistema giudiziario italiano, la soluzione non passerà solo dalle mappe, ma dalle persone che fanno funzionare la macchina della giustizia.
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