Attualità

Gergiev in Italia, il pallino a Meloni e Piantedosi

I dissidenti russi hanno chiesto al governo di vietare l'ingresso del direttore d'orchestra in Italia

di Angelo Vitale -


Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, il direttore d’orchestra russo Valery Gergiev oggi al centro di un caso internazionale per la sua presenza contestata ad un concerto della rassegna “Un’Estate da Re” nella Reggia di Caserta finanziata ogni anno dalla Regione Campania guidata dal governatore Vincenzo De Luca, era stato più volte allontanato dai podi dei teatri europei.

Gergiev, scandalo da anni

Amico personale di Vladimir Putin, non si era mai espresso contro la guerra. Fino ad allora, una carriera artistica di eccellenza. La direzione dei teatri statali russi Bolshoi e Mariinsky, incarichi presso la London Symphony Orchestra e la Munich Philharmonic, inviti a ripetizione sui palcoscenici di tutta Europa e in Italia.

Poi, dopo il via del conflitto, a Milano il sindaco Beppe Sala gli chiese non l’abiura del suo Paese ma una “distanza dalla guerra” che il direttore russo non volle esprimere. Perciò, fu escluso dalla direzione de “La Dama di Picche”.

Il titolo concesso da Ciampi può essere revocato

Fino ad allora, un rapporto consolidato di Gergiev con l’Italia, il titolo di Grand’Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana concessogli dall’allora Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi. Un titolo che può essere anche formalmente revocato ai sensi e per gli effetti della legge 178 del 1951 dal Quirinale, su proposta motivata del presidente del Consiglio dei Ministri.

In queste settimane, in questi ultimi giorni, pare che questo particolare sia sfuggito a tutti. Non lo ha citato la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, che aveva sollevato subito il caso segnalando a De Luca l’opportunità di escludere Gergiev dalla rassegna.

Non ritengono di interessarsene i tanti rappresentanti politici che, sui più diversi fronti, stanno partecipando al “teatrino” delle dichiarazioni sulla vicenda che non ha nemmeno agitato la personale sensibilità politica della segretaria del partito di Picierno e De Luca, Elly Schlein. Da lei nessuna dichiarazione ufficiale, tweet, comunicato stampa o intervento pubblico.

E nemmeno, come in precedenti occasioni pubbliche, l’annuncio di manifestazioni pubbliche di protesta fin fuori la Reggia di Caserta per ribadire il tante volte sottolineato no del Pd all’invasione russa dell’Ucraina.

Il pallino in mano a Giorgia Meloni

Eppure, con il pallino ora in mano alla premier Giorgia Meloni, quella revoca può essere sollecitata. Perché nel frattempo Gergiev, da qualche giorno, da “semplice” amico di Putin e al suo fianco schierato convintamente e completamente con il suo Paese che ha invaso l’Ucraina, è tornato ad essere oggetto delle iniziative di denuncia della Fondazione Anti Corruzione fondata da Aleksej Navalnyj.

La vedova del dissidente morto il 16 febbraio dell’anno scorso nel carcere di Charp ove era detenuto dopo una condanna a 19 anni, ha ricordato che un’inchiesta della Fondazione aveva lanciato precise accuse di corruzione e appropriazione indebita a Gergiev per aver approfittato di fondi statali istituzionalmente indirizzati a favorire la ricerca, la promozione e la valorizzazione di giovani talenti.

Il patrimonio immobiliare in Italia

Mentre il rapporto di Gergiev con il denaro, fin dal 2022 era a dir poco controverso, dopo le rivelazioni circa un vasto patrimonio immobiliare a lui riconducibile nel nostro Paese per centinaia di milioni di euro, pare non dichiarato: decine e decine di immobili a Milano, una villa in Costiera Amalfitana, Palazzo Barbarigo a Venezia, il Caffè Quadri e negozi in Piazza San Marco.

Potrebbe essere questo uno dei motivi per i quali Gergiev – come recita l’ipotesi di revoca contenuta nella legge del nostro Stato – si è reso “indegno” del titolo concessogli da Ciampi?

De Luca non fa un passo indietro: perché?

Intanto, il governatore campano Vincenzo De Luca tira dritto per la sua strada e non intende dare ascolto alle parole della vedova di Navalnyj, Julija Navalnaya, che ha definito il direttore d’orchestra “Non solo un amico. E non solo un sostenitore. Ma anche un promotore della politica criminale di Putin, suo complice e fiancheggiatore” arrivando a rititolare la rassegna “Un’Estate da Ipocriti” perché organizzata in un Paese che in tal modo non dimostra coerenza con la posizione finora mantenuta nella guerra d’invasione russa contro l’Ucraina.

E non è escluso che la sua ostinazione nel confermare il concerto, definito nel suo cartellone da un suo fedelissimo, Antonio Marzullo, possa avere a che fare, oltre che con il suo proverbiale carattere, con la necessità di mantenere alta la sua posta al tavolo, non pubblico, nel quale sta giocando la sua partita per continuare ad avere un ruolo determinante, non solo nella formulazione della coalizione di centrosinistra che i Pd e 5Stelle puntano a formulare per le Regionali del prossimo novembre ma pure nell’assetto di potere e di governo reale che potrebbe derivare nei prossimi cinque anni da una prevalenza di questa coalizione sul centrodestra.

Le accuse della Bbc

Il caso – De Luca e tutta la politica italiana lo sanno bene – è ormai internazionale e non pochi imbarazzi può o potrà creare alla credibilità del nostro Paese, pochi giorni fa messa in dubbio perfino dalla Bbc che titolava sulle ultime scelte a favore di artisti pro Putin.

La Fondazione Anti Corruzione dei dissidenti russi ha chiesto esplicitamente al governo italiano, e in particolare al Viminale guidato da Matteo Piantedosi, di vietare l’ingresso di Gergiev in Italia. Finora, da Palazzo Chigi e dal ministero dell’Interno, nessuna risposta.


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