Politica

“Già i Ds contrari al 41bis poi morì Falcone, ma il Pd oggi si dimostra ipocrita”

di Edoardo Sirignano -

TIZIANA MAIOLO POLITICA


“Sul 41 bis, il Partito Democratico è sempre stato il partito dei controsensi”. A dirlo Tiziana Maiolo, ex parlamentare e simbolo dell’universo garantista.

Nel 1992 la sinistra lo voleva davvero quel 41 bis, che oggi difende con le unghie e con i denti?
Assolutamente no. Alla votazione finale quella sinistra, a cui fa riferimento, si è astenuta. Anzi ho sempre dovuto fare una battaglia, essendo contraria da sempre a questo provvedimento.

 

Perché?
Ritengo sia una misura disumana. L’essere umano deve stare nel sociale. Se lo metti in isolamento, invece, muore, diventa matto. La storia è andata in questo modo: dopo l’omicidio Falcone si diede inizio a una misura per isolare. All’inizio non era carcere duro, ma impermeabile, cioè finalizzato a evitare semplicemente che il boss dal carcere potesse dare direttive dall’interno per commettere stragi come quelle di Capaci.

Poi cosa è successo?
La discussione andò per le lunghe. In realtà il 41 bis non lo voleva nessuno. Il decreto voluto dal ministro dell’Interno Scotti e dal Guardasigilli Martelli non si voleva convertire in legge. Questa è la verità. Non erano d’accordo non soltanto i liberali, i radicali, i socialisti, ma anche gran parte di quello che era allora il Pds. Quest’ultimo, pure quando fu ucciso Borsellino, si astenne.

Col ministro Orlando, invece, perché è cambiata la linea?
Stavo parlando di una storia di trenta anni fa. Orlando è stato un ministro della Giustizia decisamente innovatore. La riforma carceraria da lui prospettata era molto importante. Il problema, però, è che non è mai stata attuata, o meglio ancora non si è mai voluto farla approvare.

Perché?
Ci furono allora le elezioni e Orlando certamente non dimostrò di essere un coraggioso. Quel testo, quindi, rimase nel cassetto. La verità è che nella tradizione del Partito Comunista Italiano, oggi Pd, convivono due anime: quella impersonata una volta da Luciano Violante, che tra l’altro oggi ha abbastanza cambiato idea, più simile a certi ambienti della destra e poi c’è quella più libertaria, il cui massimo esponente adesso è Renzi e non quelli del Partito Democratico. L’ex sindaco di Firenze è certamente più attento ai diritti delle persone e a quelli dei carcerati rispetto ai suoi ex compagni di paritto.

Quale tra le due anime prevale?
Sicuramente quella forcaiola. Prevale, purtroppo, per paura e non per ideologia.

Come giudica le tanto discusse visite a Cospito da parte di una delegazione dem?
Ho fatto centinaia di visite in carcere. Non ho mai avuto paura di parlare con i mafiosi perché in quel momento per me erano detenuti. Non stavo a chiedere loro di che reato fossero responsabili. Insieme a Sgarbi, nel 1996, siamo stati inquisiti per otto mesi solo perché avevamo parlato col boss della ‘Ndrangheta Piromalli. Non ho mai avuto timore. Se loro sono andati alle carceri di Sassari con una delegazione di persone con ruolo così importante, dovevano sicuramente comportarsi in modo diverso. Non dimentichiamo che Verini era il responsabile giustizia del partito, Orlando l’ex ministro della Giustizia e la Serracchiani, capogruppo del Partito Demcoratico alla Camera. Non stiamo parlando degli ultimi arrivati. Se fossero stati persone, come quando ero io parlamentare o semplicemente come sono oggi Roberto Giachetti o Riccardo Magi, dovrebbero rivendicare il loro diritto-dovere di andare a parlare con i detenuti per vedere le loro condizioni di salute. Ciò vale per tutti, non soltanto per il Cospito di turno. Non hanno, invece, il coraggio di farlo. Verini addirittura se ne vergogna.

Stiamo parlando delle stesse persone, però, che dicono di essere favorevoli al 41 bis…
Stiamo parlando, infatti, di un partito che contraddice sé stesso, in disfatta. Mi sembra tanto che hanno perso la guerra e ora stanno facendo una sorta di nuova ritirata dalla Russia. Sembrano soldati sparsi nella neve, che non hanno né un esercito, né un capo, né un’identità, né un bel niente.


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