Politica

Giarrusso, Alternativa e Paragone: c’è vita oltre il M5s

Le grandi manovre degli ex pentastellati, Italexit punta ai delusi e Paragone chiude all’ex Iena: “Non lo voglio vedere”

di Giovanni Vasso -


Lui ha un “nome” ma non ha più un Movimento. Loro, che al Movimento hanno voltato già le spalle, hanno quindici parlamentari ma gli manca il “volto” carismatico. Sembra, dunque, un matrimonio già annunciato quello tra l’eurodeputato Dino Giarrusso e la truppa degli ex pentastellati di Alternativa guidati (finora?) dal deputato sardo Pino Cabras. Intanto, a proposito di stelle, il senatore Gianluigi Paragone gioisce per i sondaggi Ipsos che lo danno oltre il 4 per cento e punta a fare il pieno di consensi con Italexit.

Intervistato dall’Huffington Post, Paragone ha rivendicato la scelta di lasciare il Movimento ed ha affermato a chiare lettere che non darebbe “mezzo centesimo” a Giuseppe Conte. Inoltre ha riferito di non avere la minima intenzione di avere a che fare con Giarrusso, sul quale è stato categorico: “non lo voglio né vedere né sentire”. Il tema vero, però, è un altro e l’ex direttore de La Padania lo sa. Se le forze politiche si sono compattate attorno a Mario Draghi in un rinnovato clima di europeismo e atlantismo, non sono di certo scomparsi gli elettori che vorrebbero l’Italia fuori dall’area Euro. Non tutti si identificano nell’unico partito di opposizione, Fratelli d’Italia che pure continua a macinare consensi, che non riuscirà a contenere mai tutti i delusi dei partiti populisti. Ma si tratta di un segmento elettorale che varrebbe fino al 4,5 per cento: per intendersi, un numero di elettori di due volte superiore a quello che sosterebbe Italia Viva. “Vengono da me i delusi di Lega e M5s – ha spiegato Paragone all’Huffington Post – vedo crescere la fiducia e per questo i sondaggi ci danno in crescita”.

Non solo delusione, però. La politica oggi è innanzitutto volti, nomi e personalità immediatamente riconoscibili. Per questo Paragone ha sopravanzato i “colleghi” di Alternativa che, nonostante il tentativo della commissione DuPre (acronimo che sta per Dubbio e Precauzione) di arruolare intellettuali e volti tv, resta attardatissima nelle rilevazioni demoscopiche. L’addio di Giarrusso al M5s potrebbe aprire per Cabras e compagni uno spiraglio nuovo. L’eurodeputato, noto al grande pubblico per essere stato un inviato del programma televisivo di Italia Uno de Le Iene, sta lavorando ad accreditarsi come anti-Conte e ha ingaggiato una lotta serratissima contro l’ex presidente del consiglio. Che, probabilmente, finirà in tribunale.

Mentre l’ex premier tentava di minimizzare i due scossoni che hanno fatto tremare in settimana il M5s, oltre all’addio di Giarrusso anche il caso del tesoriere Cominardi che ha pubblicato un’immagine di Draghi a guinzaglio di Biden, l’eurodeputato ha annunciato la sua intenzione di denunciare Giuseppe Conte. Dalle frequenze di Radio Capital, l’ex Iena ha tuonato: “Giuseppe Conte ha detto una bugia denigratoria e diffamatoria nei miei confronti. Io non gli ho mai chiesto poltrone. Sono due mesi che non ci parlo, ho provato in tutti modi a contattarlo”. Nessuna speranza per un ripensamento: “Ha detto una bugia e ne risponderà, in tutti i sensi, non solo politicamente. Quando si viene diffamati, non la si può accettare supinamente”.

Mentre attorno al M5s accade praticamente di tutto, c’è vita anche a sinistra del Pd. Europa Verde tenta di rafforzare l’intesa con il Pd, già benedetta da Enrico Letta al congresso del partito presieduto da Angelo Bonelli a marzo scorso. Una scelta non senza conseguenze: i Cinque Stelle avevano tentato un accordo con Ev ma lo stesso Bonelli lo aveva subito stoppato: “Il loro è solo ambientalismo di facciata, noi abbiamo altri valori. I, M5s non è conforme ai valori dei partiti verdi che devono essere democratici”.


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