Editoriale

GIORGIA E LA TERZA VIA

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


C’è la sinistra che chiede dimissioni. E c’è la destra, anzi la premier Giorgia Meloni, che dopo la tragedia di Cutro sceglie la terza via. Difende il ministro Piantedosi, senza apprezzarne parole e azioni, e di fatto si prende in carico il tema degli sbarchi con una figura molto diversa, quella del fidato ministro Guido Crosetto, che avrà un ruolo chiave per cambiare la percezione forte a parole e debole nei fatti che la testa di stampo salviniano mostra sul tema migrazioni. Il disastro di comunicazione seguito alla tragedia del naufragio a pochi metri dalla costa italiana, con un bilancio di morti tra donne e bambini e uomini drammatico, non poteva essere affrontato se non con una forte richiesta all’Unione Europea, in particolare ai Paesi più ricchi, di intervento comune. E al tempo stesso con un Abracadabra politico che consentisse a Palazzo Chigi di prendersi di fatto in mano il tema più caldo di questi primi mesi di governo, senza dare l’impressione di aver sbagliato. E così Giorgia gioca il suo Joker, la carta che dall’inizio del suo lungo cammino di piccola e giovane leader di un nuovo partito, Fratelli d’Italia, che nacque in rotta con le avance di Silvio Berlusconi e del suo modello di destra. Si chiama Guido Crosetto, è il suo uomo di fiducia. Quello della famosa foto dove lui, gigante, tiene in braccio lei, la bambina, è forse la persona più diversa da Meloni dell’intera maggioranza, per indole, per storia politica, per modi e pacatezza. E’ l’uomo simbolo del lato oscuro, nel senso ancora non svelato, di quel partito erede della destra che Giorgia Meloni vuole trasformare in una specie di CDU alla Merkel. È il mediatore per eccellenza, pur fermo nelle sue idee di principio, del partito su cui si fonda e si tiene in piedi questo governo. Colui che gode di un tale rispetto fra i colleghi di partito, ma soprattutto fra gli avversari, che quando lo buttarono nelle urne della votazione per il nuovo presidente della Repubblica, prese molti più voti di quanti il suo partito poteva dargliene. Sarà lui, il gigante buono, a tentare il contropiede su uno dei temi che stanno creando maggiori problemi al governo di destra da poco insediato. Un contropiede che di fatto non tocca il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, al punto che Crosetto non era nemmeno presente alla conferenza stampa dopo le decisioni del Consiglio dei Ministri, ma che di fatto vale forse anche di più delle dimissioni invocate un po’ frettolosamente dal Partito Democratico sull’onda del cordoglio nazionale per quelle morti senza senso. Già, perché Giorgia Meloni di fatto avoca a sé la delega sull’immigrazione e le politiche di sicurezza, affidata al Viminale, che nella cartella colori del Governo è verde Lega, ma al tempo stesso non mette la Lega nella condizione di subire un ridimensionamento. Ora il compito di Giorgia e Guido sarà quello di trasmettere un nuovo sentiment nel Paese per evitare la deriva un po’ d’antan che il Carroccio ha preso in queste settimane. Un governo, insomma, che manda il messaggio secondo il quale ognuno può essere sostituito. E che può esistere un modello che garantisca minori ingressi senza necessariamente trasformare il tema migrazioni nell’unico tema politico del Paese.

Torna alle notizie in home