Politica

PRIMA PAGINA – Giorgia vs Elly: Da Atreju all’Ue la sfida del voto (con 2 incomodi)

di Domenico Pecile -


No di Schlein a Meloni: la segretaria del Pd ha declinato l’invito del premier che l’avrebbe voluta tra gli ospiti di Atreju, la tradizionale festa nazionale di Fratelli d’Italia in programma a Roma dal 14 al 16 dicembre. L’invito le era stato inoltrato da Giovanni Donzelli che l’aveva avvicinata nel Transatlantico per comunicarle che il premier avrebbe gradito nel corso della kermesse anche un faccia a faccia. Secca la motivazione del rifiuto: “Il confronto con FdI e Meloni si fa in Parlamento”. Scintille per un incendio destinato a divampare mano a mano che l’appuntamento delle europee si avvicina.


Schlein ha dissotterrato l’ascia di guerra, consapevole che la partita sarà proprio a due, tra lei e Meloni, con buona pace dei rispettivi comprimari: Conte per i 5S e Salvini per la Lega. Entrambi, quest’ultimi, in piena riconcorsa e competizione con i due azionisti di maggioranza delle rispettive coalizioni. Il leader leghista, che ha deciso per oggi la prova muscolare con Cgil e Uil con la precettazione, punta su una scommessa (fare leva sullo scontento dei tanti che saranno penalizzati dallo stop dei trasporti) che potrebbe rivelarsi un azzardo e un boomerang per il Governo. Ma tant’è! Da qui alle europee Salvini farà corsa in proprio, tentando di recuperare voti a FdI di cui sta subendo l’autorevolezza del suo leader sempre più proiettata sullo scacchiere internazionale. Salvini è rimasto inoltre spiazzato anche dal fatto che Meloni gli ha tolto terreno sotto i piedi sulla questione immigrati – cavallo di battaglia soprattutto delle campagne leghiste – con l’accordo italo-albanese.


Non solo, ma i riferimenti politici europei dei due partiti sono distanti: la Meloni sta con i “Conservatori e riformisti”; Salvini ha scelto i sovranisti razzisti del gruppo “Identità e libertà” della Le Pen e dell’estrema destra tedesca. Una divisione in chiave post elettorale tutta decifrare che è già cronaca di uno scontro annunciato anche perché Tajani e Forza Italia hanno mandato a dire più volte agli alleati più che non accetteranno mai di fare un campo largo a Bruxelles con gli “amici” di Salvini.
Sul fronte opposto anche tra Schlein e Conte la concorrenza è massima e spesso punteggiata da dissapori o da eloquenti silenzi. I punti di incontro, come alcune alleanze politiche in chiave locale, sono nettamente inferiori rispetto alle divergenze, a cominciare dalle guerre in Ucraina e Medioriente dove le distanze paiono ancora incolmabili. Conte sogna il sorpasso elettorale proprio alle europee per rivendicare la leadership del centrosinistra in vista soprattutto delle prossime politiche. Insomma, un quadro in piena fibrillazione dentro e tra le coalizioni mentre le tensioni e lo scontro politico nel Paese registra un costante crescendo. A cominciare dallo sciopero di oggi. Cgil e Uil andranno avanti con gli scioperi di 8 ore già proclamati che proseguiranno a livello territoriale in tutta Italia anche il 20 novembre (Sicilia), il 24 novembre (Regioni del Nord) e il 1 dicembre (Regioni del Sud).


Ed è scontro totale anche sugli extraprofitti. Per l’ex ministro del Pd, Andrea Orlando, “Salvini con la precettazione è andato oltre la rimodulazione prevista dal garante perché vuole attaccare il sindacato. Giuseppe Conte alza il tiro e dice che “grazie a Meloni abbiamo già rinunciato a incassare 2 miliardi di extraprofitti che potrebbero arrivare a 3 se consideriamo altre banche dopo aver annunciato una tassa sugli extraprofitti”.
E sullo sfondo c’è pure lo scoglio-premierato. Dopo poco più di 24 ore dall’arrivo del testo al Quirinale, Mattarella autorizza la presentazione alle Camere del ddl costituzionale, approvato dal Consiglio dei ministri il 3 novembre e approdato al Quirinale nel primo pomeriggio dell’altro ieri. Lo scontro sul premierato (papocchio per le opposizioni) riguarda soprattutto il futuro ruolo del presidente della Repubblica.


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