Attualità

Giovani e bambini vittime dei disturbi alimentari

di Claudio Capotosti -


Sempre più giovani in preda di anoressie e bulimie. Scende la fascia di età, ora tra gli 8 e i 9 anni. Quali le cause e quanto e come ha inciso la pandemia? Le vie d’uscita? Tempo, attenzioni e bussole di valori da offrire ai più piccoli

Perché crescono i casi di disturbi alimentari tra i giovani? Quanto ha contribuito alla diffusione la pandemia? E quale fascia di età è stata la più colpita? Da una recente statistica, l’aumento dei casi arriva al 60%, con un incremento notevole nei bambini tra gli 8 e i 9 anni. Cosa rarissima prima del loockdown. Si tratta di un fenomeno che è in sensibile aumento in tutto l’occidente, ed è in continua ascesa in Italia. I giovani sono i più colpiti perché della popolazione sono la fascia più debole, meno strutturata e, soprattutto, quella lasciata più sola. Perché i giovani di oggi sono vittime di una mancanza d’attenzione da parte della famiglia e della comunità. I modelli che la società odierna propone loro sono quelli offerti dalla pubblicità, dal mercato. Privi di qualsiasi valore, di qualsiasi contenuto, di qualsiasi stimolo ad alimentare e sviluppare sicurezza. A infondere coraggio, a incrementare la fantasia, a cercare un confronto con l’altro, a nutrirne il rispetto, a condividerne la mutualità. Incapaci di stimolare il sogno, di aiutarli a guardare al futuro con fiducia e speranza. Sono modelli in cui si invoglia a considerare la fisicità, il potere, il consumo, il successo come i soli elementi in grado di offrire soddisfazione, benessere, sicurezza, rispetto. Sirene fuorvianti, dietro il cui canto non c’è che solitudine, insicurezza, sbandamento, timore. Anche la famiglia viene coinvolta da queste logiche e ne rimane succube, perché non ha più l’autorevolezza per imporre valori altri, più convincenti, perché più veri ed efficaci, a quelli dominanti. Confinata com’è in un limbo di rapporti dove mancano di frequente l’afflato, l’abbraccio, l’attenzione, il tempo del gioco, dell’ascolto, del dialogo e della conoscenza. Luoghi dove la parola, ricercata e ponderata, ha una sua valenza, un indirizzo, così come lo sguardo, il sorriso e il silenzio. Ecco che, stante questi presupposti, la fragilità dei ragazzi e ora anche quella dei bambini, si fa sempre più acuta e sfocia verso patologie che coinvolgono l’aspetto psicofisico della persona, abbandonandola e costringendola in un tunnel da dove difficile è venirne fuori. La pandemia in quest’ambito ha giocato un ruolo determinante, indebolendo ancor più l’impatto e la risposta dei più piccoli verso gli aspetti della vita. Non poter vivere momenti di convivialità, di studio, di ludicità, di affetto per gli adolescenti così come per i bambini ha rappresentato un trauma per loro e li ha spinti a guardare il mondo con maggior pessimismo, con meno speranza, e quello che è più doloroso, con timore. Soprattutto per chi si ama e per se stessi. Una sofferenza condivisa con i genitori, che non di rado si trovano spiazzati di fronte a tali situazioni. Spesso non comprendendone la causa, o non riuscendo a trovare un punto di dialogo con i figli vittime di tali patologie, o perché confusi da un’apparente normalità degli stessi, incapaci di rivelare il loro disagio e sovente refrattari a ricorrere a uno specialista. Per questo, la giornalista del Corriere della Sera, Francesca Sarzanini, da sempre sensibile a queste situazioni, ha creato un podcast “Specchio”, nel quale vengono raccontate le storie di chi ha vissuto disturbi legati alla bulimia e alla anoressia, poi vinte nel tempo, cercando così di offrire uno strumento di stimolo a chi soffre e ai loro genitori per riuscire a venir fuori da un complicato, pericoloso e doloroso momento. Anche attraverso consigli di specialisti, che offrono un sostegno medico adatto ai differenti casi. Siamo di fronte a un problema di non poca rilevanza, a cui la società deve porre una maggiore attenzione, perché dietro queste manifestazioni si nascondono segnali di chiare e profonde lacune che dalle sue culture derivano. Domandarsi il perché di tali disfunzioni, cercarne le cause, provvedere alla loro risoluzione è un dovere morale che chi è delegato alla giuda di una comunità, così come ogni singola persona, deve porsi, perché riguarda tutti e ogni aspetto della quotidianità, ma soprattutto, quella parte di noi che ha più bisogno di attenzioni, di essere coinvolta in percorsi di crescita in cui trionfino i valori su cui fondare il loro cammino di vita, per essere ora bambini, ragazzi, adolescenti sereni, pieni di vigore positivo e di speranza nel futuro, e domani, persone in grado di condurre la loro comunità verso una crescita civile, etica e sociale di senso.


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