Giuli, ministro con le palle che tocca gli intoccabili
Ci sono i Don Abbondio, ci sono quelli che Dante avrebbe collocato nella Caina, al IX cerchio dell’Inferno dove sono puniti i traditori degli amici e poi c’è lui, Alessandro Giuli, ministro della Cultura, che ha avuto le palle di “toccare” un settore storicamente intoccabile come quello del cinema italiano. Da decenni in mano agli amichetti del circolino buono che con logica clientelare e autoreferenziale usufruiscono per diritto divino di ingenti contributi pubblici in chiave quasi monopolista, slegati da merito o risultati raggiunti. Il titolare del Mic, che per anni da giornalista ha provato a riequilibrare un sistema mass mediatico occupato militarmente dai soliti noti – che stanno ancora tutti lì e anzi, se ne sono aggiunti di nuovi – mettendoci la faccia insieme a pochi altri, oggi da ministro sta provando a scardinare il suddetto sistema. Che, appunto, non è certo l’unico nel panorama culturale italiano. Senza complessi d’inferiorità, sudditanza psicologica o timore reverenziale, Giuli sta dimostrando che il cambiamento è possibile quando l’intento è reale e non dettato da altre logiche.
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