Cronaca

Giulia Cecchettin: quel femminicidio annunciato e quella cesura fra generazioni

di Eleonora Ciaffoloni -


Giulia Cecchettin è morta. L’ennesima vittima della violenza di un uomo, di un ex compagno, di una persona che, almeno in parte, era considerata fidata. Vittima di un femminicidio inteso nel modo più classico: pensato, premeditato e calcolato nei dettagli. Ancora una volta scandito nelle fasi che sembrano essere diventate l’iter della mente criminale: la richiesta di un ultimo appuntamento, il rifiuto, il tentativo di fuga e l’aggressione. Che si trasforma in omicidio colposo e, ancora, premeditato. Stavolta è un giovane di 22 anni, un coetaneo della vittima: Filippo Turetta non aveva accettato la rottura, arrivata in estate, ad agosto, da parte di Giulia. Eppure, i due ragazzi avevano continuato a vedersi, forse per affetto, forse per l’innescato meccanismo di ricatto emotivo. Erano stati i familiari della ragazza, appena dopo poche ore dalla scomparsa, a parlare della relazione e di quanto il ragazzo avesse provato a tenere con l’ormai ex fidanzata un rapporto di vicinanza, con manifestata sofferenza. “Se tu mi lasci, io rimango da solo” o ancora “Se te ne vai anche tu, a me cosa resta”. Queste alcune delle frasi che Turetta avrebbe ripetuto a Giulia in questi mesi, che si aggiungono ad un altro fondamentale elemento che, sempre per il ragazzo, rappresentava l’incertezza del futuro. Perché il 16 novembre scorso Giulia Cecchettin si sarebbe dovuta laureare in ingegneria biomedica all’università di Padova, un traguardo che preoccupava Filippo, scatenando molto probabilmente quella paura e quella follia omicida che ha portato alla morte violenta della ragazza, proprio a poche ore da quei festeggiamenti tanto agognati. Una morte a cui seguono diversi interrogativi, non solo quello su come sia stato possibile assistere a questa tragedia, ma anche su come attorno ai due giovani non sia stato possibile percepirne da un lato la paura, dall’altro il disagio di trovarsi a vivere un rapporto ormai malato. Forse sintomo di una distanza siderale tra quei genitori e quei figli che spesso non riescono a condividere preoccupazioni, timori e dubbi sulle dinamiche tipiche della nuova età adulta. Una cesura tra due generazioni che non ha portato a nessuna avvisaglia su quanto accaduto e, soprattutto, nessun tentativo di fermare quella follia, forse mai veramente percepita come tale o, almeno, mai considerata pericolosa. Una distanza su cui, oggi, è difficile tacere. Un femminicidio che era diventata prima ipotesi dopo la scomparsa dei due, eppure mai preso in considerazione prima dell’ormai noto “ultimo incontro”.


Torna alle notizie in home