Politica

Giustizia, finalmente un cambio di passo. Intervista a Pietro Pittalis

di Giuseppe Ariola -


L’Aula della Camera ha iniziato l’esame della riforma della Giustizia tra l’esultanza del centrodestra e le polemiche provenienti da sinistra e da alcuni ambienti della magistratura, condite dall’accusa al governo di voler intervenire in modo punitivo nei confronti delle toghe. Ne abbiamo parlato con il deputato di Forza Italia, vicepresidente della commissione Giustizia di Montecitorio, Pietro Pittalis.

La riforma della giustizia è finalmente giunta all’esame dell’Aula.

“In questa legislatura c’è stato un deciso cambio di passo sui temi della giustizia. Forza Italia ha rimesso al centro questioni come il garantismo, il diritto di difesa, il giusto processo e altri principi cardine indicati dalla nostra Costituzione che sono stati messi a dura prova con leggi liberticide e oscurantiste risalenti alla stagione del ministro grillino Bonafede. Penso agli interventi su prescrizione, intercettazioni, divieto di pubblicazione delle ordinanze cautelari, abrogazione del reato di abuso d’ufficio, solo per citarne alcuni. Inoltre, con la separazione delle carriere si attua la parità tra accusa e difesa e si colloca la funzione del giudice nella posizione di effettiva terzietà. Questa riforma faceva parte del programma con il quale il centrodestra si è presentato alle ultime elezioni e va quindi portata a compimento nonostante la levata di scudi di una parte delle opposizioni e dell’Associazione Nazionale dei Magistrati”.

Da più parti si parla di intento punitivo nei confronti della magistratura.

“Niente di più falso. Le riforme in generale non si fanno contro qualcuno e quella della giustizia è utile affinché ogni cittadino si senta garantito. Chi afferma il contrario solleva strumentalmente questioni assolutamente inesistenti e questo rispecchia lo spirito di autoreferenzialità e autoconservazione di parte della magistratura, soprattutto quella politicizzata che ha sempre trovato sponda nelle sinistre”.

I rischi paventati la sinistra sono infondati?

“La separazione delle carriere è l’attuazione anche di quella felice intuizione che nel 1989 ebbe il professor Vassalli, certamente non inquadrabile nel centrodestra, che introdusse il processo accusatorio avendo chiara la parità tra accusa e difesa e la necessità che il giudice fosse effettivamente terzo rispetto alle parti. A distanza di oltre 35 anni si dà coronamento a quella che è stata un’idea del professor Vassalli, presente anche nei programmi del Pd, basta scorrere molti documenti e proposte a suo tempo presentate. Oggi, solo per mere logiche di opposizione pregiudiziale e di asservimento a questa parte minoritaria della magistratura politicizzata, invece, il Pd rinnega la sua storia e quanto fatto in precedenza”.


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