Politica

Giustizia: siamo alle solite. Anm contro Meloni: “Così ci delegittima”

di Eleonora Ciaffoloni -


I fronti aperti tra giustizia e governo sono tre e lo scontro (univoco) con la magistratura è aperto. Le questioni – che sembrano tutte delle patate bollenti per l’esecutivo – sembrano essersi accavallate nel momento in cui i lavori cominciavano a ingranare. Prima il nodo da sciogliere della ministra del Turismo Daniela Santanchè – sotto indagine per falso in bilancio e concorso in bancarotta da ex azionista delle aziende Visibilia e Ki Group – poi quello che sembrava dimenticato, ma tornato in ballo, del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro coinvolto nel caso dell’anarchico Cospito – per cui il Gip ha chiesto l’imputazione coatta – fino ad arrivare al fronte La Russa, o meglio all’accusa di violenza sessuale nei confronti del terzogenito del Presidente del Senato. Tre indizi che, per Giorgia Meloni e i suoi fedelissimi, sembrano comporre una prova: il governo è sotto attacco di una magistratura “politicizzata”.

Da Palazzo Chigi proprio nelle ultime ore hanno fanno sapere che “un certo potere costitutivo” si sarebbe dato da fare “per fermare le riforme che abbiamo messo in cantiere”. Eppure, fanno sapere, Giorgia Meloni aveva messo in conto che durante il suo operato avrebbe incontrato ostacolo – o meglio, qualcuno che le avrebbe messo i bastoni tra le ruote – “per fermare le riforme che abbiamo messo in cantiere”. Adesso, dicono dal palazzo, “l’attacco è arrivato” ma la premier non intende fare passi indietro. “Continuerò il mio lavoro con serenità, sono soddisfatta degli ottimi risultati sul piano interno e in politica estera e resto concentrata sul lavoro quotidiano e sul consenso degli italiani”, avverte la leader “Andremo avanti con le riforme perché le ritengo necessarie per il bene del Paese, a cominciare da quella della giustizia”. Uno scontro dichiarato e aperto su cui la premier dice di non aver aperto le ostilità e, proprio per questo, di non voler neanche rispondere alle provocazioni che stanno arrivando, soprattutto in considerazione di una campagna di “opposizione” iniziata “anzitempo” in vista delle elezioni Europee del 2024.

Intanto, alle provocazioni dell’esecutivo, una risposta è arrivata. Prima con poche righe, ma nette, dal direttivo dell’Anm (Associazione nazionale magistrati) che si è rivolto al governo, da cui, dichiara, è arrivata “un’accusa pesantissima, un’accusa gravissima, un’accusa che colpisce al cuore la magistratura”. Poche parole seguite da quelle del presidente Anm Giusppe Santalucia intervenuto al Comitato direttivo centrale, in riunione al palazzo della Cassazione: “Non meglio precisate fonti di palazzo Chigi hanno accusato parte della magistratura di schierarsi” e “alle voci di delegittimazione” si è aggiunto anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Una denuncia per un attacco deliberato subito senza prove di colpevolezza.

Una vera e propria dichiarazione di guerra arrivata ai magistrati e per cui Santalucia si aspettava una “smentita” che non è arrivata, anzi – due note di fonti ministeriali, con paternità dell’ufficio stampa del ministero della Giustizia sono intervenuti sugli stessi fatti. E così il presidente risponde: “Non vogliamo alimentare lo scontro” ribadendo anche che: “Non si arretra quando si tratta di difendere i valori della Costituzione”.
E così, di fronte al polverone che si è alzato, anche l’Anm ci tiene a chiarire per non rischiare di cadere in quel silenzio che potrebbe apparire “equivoco”. L’associazione, difatti, risponde con fermezza, affermando di non aver nulla da nascondere e, allo stesso tempo, di non aver bisogno di alcuna legittimazione. Santalucia, infine, conclude il proprio intervento con un appello al governo chiedendo con “umiltà” di “cambiare passo”: “Non si può andare a una riforma costituzionale con questo passo, come risposta reattiva a un provvedimento fisiologico di un giudice che non piace perché colpisce qualcuno che è al governo”.

Sulla riforma, tuttavia, il ministro della Giustizia Carlo Nordio è deciso ad andare dritto. La riforma prevista prevede un cambiamento davvero radicale e tra le altre cose segna cambio di passo su separazione delle carriere, discrezionalità dell’azione penale, riscrittura daccapo del Codice penale e del codice di procedura penale. Riforma per cui dall’Anm arriva l’ultimo chiarimento: le riforme vengono sbandierate non perché migliorano il sistema ma come una misura di punizione. Una querelle probabilmente destinata a continuare.


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