Esteri

Gli agricoltori mettono a ferro e fuoco Bruxelles

di Martina Melli -


Ieri è scoppiata l’ennesima protesta degli agricoltori a Bruxelles. La città è stata messa a ferro e fuoco dalla tutti coloro che intendono ribadire che quanto fatto finora dalla Commissione non è abbastanza. Circa 900 trattori hanno bloccato le strade della città, in particolare in prossimità del quartiere europeo, dove si è tenuta la riunione dei 27 ministri dell’Agricoltura di tutta la Ue proprio per discutere della crisi del settore.
I manifestanti hanno formato un lungo corteo bloccando principalmente Rue de la Loi e si sono scontrati violentemente con la polizia; hanno spruzzato liquame, dato fuoco a pile di pneumatici, gettato uova sull’edificio Lex (sede del servizio di traduzione del segretariato generale del Consiglio Ue) lanciato petardi, uova e arance. Sono settimane ormai che gli agricoltori protestano in tutta Europa per chiedere ai vertici dell’Unione Europea di intervenire su una serie di pressioni e problematiche: dai prezzi bassi dei supermercati, alle importazioni a basso costo che hanno ridotto i prezzi delle produzioni locali, alle rigide norme ambientali dell’unione. Nel tentativo di smorzare le proteste, la Ue ha già fatto marcia indietro su diversi punti del Green Deal: sono stati eliminati i riferimenti alle emissioni agricole dalla tabella di marcia per il clima 2040, è stata ritirata una legge per ridurre l’uso di pesticidi ed è stato ritardato l’obiettivo per gli agricoltori di lasciare alcuni terreni incolti per migliorare la biodiversità. Il blocco ha anche introdotto salvaguardie per impedire alle importazioni ucraine di inondare il mercato nell’ambito di uno schema senza dazi introdotto dopo l’invasione russa del 2022.
Il ministro dell’Agricoltura tedesco Cem Ozdemir ha affermato che la Ue deve garantire che gli agricoltori possano guadagnare bene se optano per le misure verdi e ha parlato dell’attuale politica agricola come di un “mostro della burocrazia”.
Le lamentele locali variano e non tutti gli agricoltori chiedono l’abolizione delle regole ecologiche: Morgan Ody, coordinatore generale dell’organizzazione agricola La Via Campesina, durante la protesta di Bruxelles ha dichiarato che per la maggior parte degli agricoltori “è una questione di reddito”. “Riguarda cioè il fatto che siamo poveri e che vogliamo guadagnarci da vivere decentemente”. Ody ha poi invitato i ministri a stabilire prezzi minimi di sostegno e a uscire da accordi di libero scambio che consentano l’importazione di prodotti esteri più economici. “Non siamo contrari alle politiche climatiche. Ma sappiamo che per fare la transizione, abbiamo bisogno di prezzi più alti per i prodotti perché costa di più produrre in modo ecologico”.
David Clarinval, ministro per l’Agricoltura del Belgio, parlando a nome della presidenza belga di turno della Ue, ha detto che per quanto riguarda le politiche agricole comunitarie abbiamo fatto ai 27 Stati membri “una richiesta mirata a raccogliere tutti i suggerimenti per avere miglioramenti, semplificazione, flessibilità. Abbiamo ricevuto 500 proposte. Le analizzeremo: le abbiamo trasmesse alla Commissione e speriamo che le risposte ottenute saranno sufficienti”. “Oggi – ha aggiunto – esamineremo le proposte della Commissione europea per rispondere alle richieste degli agricoltori”. Quanto alle manifestazioni in corso a Bruxelles ha continuato: “L’aggressività non è un buon modo di negoziare. Capiamo la rabbia degli agricoltori, capiamo anche qualcuno sia in una situazione difficile, ma l’aggressività non è mai stata fonte di soluzioni. Il negoziato è il modo migliore”.
Ieri un’altra protesta ha avuto luogo a Madrid, dove i produttori agricoli di tutta la Spagna hanno suonato fischietti, campanacci e tamburi per esortare l’unione a ridurre la burocrazia e ad abbandonare alcune modifiche alla sua politica agricola comune (Pac).
Anche i polacchi ieri hanno protestato contro le normative generali e le importazioni di cibo a basso costo dall’Ucraina. Per manifestare tutta la loro rabbia hanno bloccato un’autostrada in un trafficato valico di frontiera con la Germania e hanno programmato per oggi un’altra grande protesta a Varsavia, nella capitale del Paese. Adrian Wawrzyniak, portavoce del sindacato Solidarność, ha detto che c’erano anche gli agricoltori tedeschi sul lato tedesco: “Il passaggio è bloccato da entrambi i lati. Questa è una dimostrazione di solidarietà congiunta”.


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