Esteri

Gli agricoltori tedeschi si preparano alla marcia contro il “piano verde”. Scholz rischia grosso

di Ernesto Ferrante -


Il mondo agricolo tedesco è in fibrillazione. Tra costi alle stelle, il rovinoso green deal voluto da Ursula von der Leyen con la sua cura dimagrante alle produzioni, la minaccia della grande distribuzione sui prezzi all’origine e la concorrenza dei prodotti della vicina Polonia, la situazione è diventata esplosiva.

La Deutscher Bauernverband, la maggiore associazione del settore che riunisce il 90% delle 300mila imprese agricole nazionali, tradizionalmente nell’orbita della Csu, è appoggiata nella sua battaglia anche dalla Spd del Brandeburgo.

Olaf Scholz, cancelliere sempre più traballante, ha dovuto trovare un compromesso sul bilancio, dando una violenta sforbiciata (da 17 miliardi) alla spesa, dopo che la Corte Costituzionale gli ha bocciato i conti pubblici condannando il suo governo a rimettere nel fondo-pandemia i 60 miliardi di euro inseriti nel bilancio 2024.

La riduzione dei sussidi dannosi per il clima, come le agevolazioni fiscali sui veicoli agricoli e sul carburante utilizzato, è stata alla base della marcia dei trattori del 18 dicembre, che ha paralizzato il traffico di Berlino.

Jens Schreinicke membro dell’Associazione degli agricoltori del Brandeburgo, ha lanciato un vero e proprio allarme: “E’ un disastro. Perché per le aziende, soprattutto quelle piccole, non hanno i mezzi per sopravvivere, soprattutto se si considera l’attuale situazione dei profitti, resa critica dai costi aggiuntivi elevati che abbiamo dovuto sopportare negli ultimi anni”.

Per l’8 gennaio è previsto il secondo round. La Germania dovrà fronteggiare una nuova protesta che andrà a saldarsi allo sciopero dei macchinisti delle ferrovie.

Scholz è alle prese con i malumori del suo rabberciato governo a semaforo (Spd, Verdi e Liberali). Le presa di posizione del ministro dell’Agricoltura dei Verdi, Cem Ozdemir e del collega dell’Economia e del Clima, Robert Habeck, hanno messo seriamente a rischio i già fragili equilibri interni.

L’esecutivo del cancelliere è in caduta libera. In Sassonia, dove si vota in primavera, l’estrema destra di Afd è il primo partito con il 37%, mentre la Spd rischierebbe con un misero 3% di non entrare neppure nel parlamento regionale.

Ozdemir, con un’uscita marcatamente di “destra” ha sconfessato il decalogo verde di Bruxelles: “Non possiamo chiedere sempre di più ai nostri agricoltori. I limiti sono stati superati: non esiste alcuna alternativa al diesel agricolo. I trattori non possono essere convertiti a trazione agricola”.

Il Farm to Fork prevede l’abbandono del 10% dei terreni agricoli, la conversione a biologico di un quarto della superficie coltivabile, la drastica riduzione dei concimi e dei fitofarmaci, oltre alla rotazione forzata dei cereali.

Misure che rischiano di distruggere del tutto agricoltura e agricoltori, sacrificandoli sull’altare di un’ideologia oltranzista che potrebbe costare moltissimo ai suoi “adoratori” in termini di purga di consensi alle elezioni europee. Dal “piano verde” alla “spianata nera” la distanza potrebbe essere breve.


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