Cultura & Spettacolo

GLI OCCHI DEL BOOMER

di Adolfo Spezzaferro -


Siamo lusingati dal gran parlare sui boomer quali noi siamo per via della trasmissione della rediviva Alessia Marcuzzi Boomerissima. Un contest (come si dice oggi, ché gara è troppo antico e troppo italiano, dantesco oseremmo dire) che vede fronteggiarsi i 40enni (e oltre) con i millennial (nati dal 2000 in poi). La presentatrice, da showgirl provetta, balla e ce la mette tutta. Il programma è andato benino in termini di ascolti, ma è stato stroncato da più parti. E’ scritto male, non è all’altezza del secondo canale nazionale, è la sagra del déjà vu. Ancora, è il solito espediente a trucco per dare visibilità a illustri sconosciuti – hanno detto – e via criticando. Ma perché ve ne parliamo? Non perché stasera andrà in onda la seconda puntata: non ve lo stiamo consigliando. Ma per un piccolo appunto: la gara contrappone nuovi e vecchi volti noti (tra tv, cinema, musica e social) che propongono il meglio delle decadi di appartenenza per convincere chi/quale è migliore. Ebbene, a nostro avviso non c’è partita. Prendiamo la musica dei boomer… possiamo definire tale, in confronto, quella dei millennial? Suvvia. Viceversa, quanto sarebbe gustosa una sfida tra decenni dei boomer? Noi saremmo lì in poltrona a tifare come matti per il nostro decennio preferito. A intonare a pieni polmoni gli inni generazionali, a rivivere con gli occhi lucidi la moda, il costume, i drink, la luce e i colori di quegli anni pre filtri Instagram. Dove il bello era bello e il brutto era brutto. E i millennial? Non guardano la tv. Al massimo gli estratti video su TikTok. Ma potrebbero essere stati già trasformati in meme. Quale noi siamo. Con orgoglio.

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