Gli spiccioli per la Manovra e il buco nero del Superbonus
GIORGIA MELONI PREMIER GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO
Il buco del Superbonus e il bilancio da ko: briciole per la manovra.
C’è un ministro che ha un diavolo per capello e che da giorni e giorni si arrabatta con una situazione che dire critica è un eufemismo. Ripete – dal meeting di Rimini in poi – che bisogna tenere i piedi per terra, che non servono dichiarazioni da Bar Sport perché la prossima manovra di Bilancio non sarà una passeggiata, ma una scalata dell’Everest. Tutti allora – è il suo auspicio – dovranno fare un passo indietro perché il cassetto non contiene neppure i sogni. E di contro ci sono i suoi colleghi, pressati in questo dai partiti di riferimento, che o fanno finta di non capire oppure proprio non gli danno retta. E allora bussano reiteratamente pietendo particolare attenzione per il loro dicastero. Così, sommando la nota delle spese di tutti i ministri si arriva a circa 40 miliardi da scovare in Finanziaria, anzi, da fare uscire miracolosamente dal cilindro.
Buco Superbonus: mancanza di coperture adeguate per la Manovra
Sì, è probabile che non ascoltino gli sos che il collega all’Economia, Giancarlo Giorgetti, ripete ormai come un mantra di non avere ancora la certezza delle sue risorse a disposizione a parte la consapevolezza che il “buco”, vale a dire la mancanza di coperture adeguate, è in realtà una voragine, un orrido dentro il quale potrebbero sprofondare alcuni proposti del governo in tema di cuneo fiscale, di sostegno alle famiglie e alle imprese, della tutela dei redditi bassi, della Sanità, della revisione del sistema pensionistico, del ponte di Messina. Tutta colpa – Giorgetti e il resto della compagine governativa ne è certo – del Superbonus che ha dilapidato le casse dello Stato. A spanne è costato circa 100 miliardi e in cassa – dice il ministro – ce ne sono 8,5 di miliardi. Quisquilie, di fronte al programma anche a medio termine del premier Meloni. E come non bastasse a riempire di nubi la manovra, che sta vagliano l’ipotesi di un bonus carburanti, il petrolio – grazie al combinato disposto di Arabia saudita e di Putin – è volato a 90 dollari al barile.
Meloni ha convocato a palazzo Chigi segretari e capigruppo di maggioranza. A Monza, domenica scorsa, usando la metafora delle auto, aveva detto che l’Italia deve correre di più. Già, ma, come detto, per accontentare i desiderata dei partiti della coalizione servono 40 miliardi. Oltre tutto sui conti pesano altre due incognite. La spesa per il Superbonus, se Eurostat confermerà l’indicazione di calcolarla tutta nelle spese dell’anno in cui matura il diritto, e non più spalmata su 4 o 10 anni, rischia di far scaricare 60 miliardi di euro sull’indebitamento di quest’anno, facendo schizzare il deficit, programmato al 4,5% ben oltre il 6%.
L’altra incognita è che la decisione di Bruxelles, sulla riprogrammazione degli obiettivi del Pnrr, e della spesa per finanziari, non c’è ancora. Quindi è difficile tenere conto della Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef) attesa alla fine del mese. Si cerca di correre ai ripari. Ma non è semplice. Gli esempi sono molteplici. Al di là delle fibrillazioni interne la maggioranza non ci sta a fare da capro espiatorio. La senatrice di FdI Paolo Ambrogio, componente della Commissione bilancio punta il dito accusatore contro Pd e M5S. “Chi ora si erge a paladino della Sanità pubblica – ha detto – ha sulla coscienza tagli per 37 miliardi al servizio sanitario nazionale nel decennio 2010-2019, che hanno esposto l’Italia al disastro Covid. Chi parla di errori e chiede a gran voce una manovra espansiva ha la paternità del superbonus, un salasso enorme e fuori controllo che ha ipotecato gran parte delle risorse attuali e future. Pd e M5S hanno la memoria corta, o gettano fumo negli occhi per nascondere i propri scheletri nell’armadio. Il governo non accetta lezioni da chi ha dimostrato incompetenza”.
E mentre dal M5S si ribadisce la bontà del Superbonus che tra l’altro accusa il governo di non avere sbloccato la circolazione dei crediti fiscali al Superbonus e agli altri crediti edilizi, rimangiandosi totalmente la tanto sbandierata riforma di Enel X, i crediti fiscali a oggi non compensati potrebbero generare ulteriore crescita economica. Anche il Pd attacca il governo, ricordandogli che il Superbonus dopo il lockdown ha rappresentato un grade aiuto. Insomma, per il Pd diventa un alibi per nascondere che le promesse elettorali non potranno essere mantenute. “La premier e il ministro dell’Economia – ha ribattuto il capogruppo di FI al Senato, Licia Ronzulli – invitano tutti a fare un tuffo nella realtà, non vendono sogni, non dissanguano le risorse dello Stato per comprarsi il consenso”. E al proposito ha ricordato alle opposizioni le “scelte suicide” come Superbonus e Reddito di cittadinanza.
Lo scontro Governo-opposizioni si preannuncia durissimo e non soltanto per il gioco di rimpallo. Meloni dovrà pure rintuzzare i mali di pancia interni. La coperta è corta: priorità sulle spese e i capricci dei partiti sono il banco di prova della tenuta del governo.
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