Politica

Governo in manovra

di Giovanni Vasso -

GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO


Come ogni finanziaria che si rispetti, anche sulla prima manovra del governo Meloni incombe il “giallo” delle coperture. Le misure contenute nella legge di bilancio “pesano” per ben 35 miliardi di euro ed è stata la stessa premier a sottolineare, in conferenza stampa, di aver voluto adottare un approccio cauto e prudente, affermando che “quando ti occupi del tuo bilancio e le risorse mancano non stai a preoccuparti del consenso ma di cosa si giusto fare per far crescere la famiglia nel migliore dei modi”. Insomma, ogni euro speso non avrebbe dovuto essere un salto nel buio ma frutto di una ponderata e precisa strategia ancorata ai parametri di bilancio dello Stato. Cioè non si sarebbe speso più di ciò che l’Italia si possa permettere. Il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti, adesso fa il puzzle. Deve incastrare tutte le cifre per far sì che la manovra fili liscia.

I numeri della manovra

Allo stato attuale, dei 35 miliardi complessivi della manovra, ben ventuno sono in deficit e serviranno per le misure a contrasto del caro energetico. A questi, vanno aggiunti 4,1 miliardi accantonati dal decreto Aiuti quater per il 2023. E siamo a 25,1. Altri 2,5-3 miliardi, poi, potrebbero arrivare al governo dalla tassa sugli extraprofitti. Che, riformulata rispetto a quella imposta da Draghi (e che ha fruttato appena un miliardo), dovrebbe far affluire importanti incassi all’Erario. Secondo l’analisi dei documenti del Mef, poi, un altro miliardo potrebbe arrivare dalle rivalutazioni delle partecipazioni e dal maggior gettito dei tabacchi affluiranno ben 138 milioni che vanno aggiunti ai maggiori introiti derivati dall’inasprimento delle tasse sui giochi e agli incassi che arriveranno dai minori tagli alle accise per i beni energetici. Andrebbero, poi, conteggiati anche 800 milioni di risparmio di spesa dei ministeri poco meno di 750 milioni di risparmio, nel 2023, per il Reddito di cittadinanza.
Di miliardi, all’appello, ne mancano almeno sette-otto. Per il momento. La sfida potrebbe essere già stata incardinata e un fiume di denaro potrebbe arrivare risparmiando su vecchie (e non confermate) misure.

Il gioco dei bonus

Secondo fonti governative, una tranche importante di fondi da convogliare sulla manovra sarebbe da andare a prendere tra i bonus, le misure avviate dall’esecutivo Draghi e molto contestate dall’Europa che il governo Meloni ha deciso di “pensionare” fin da subito. Così l’esecutivo sarebbe in grado di recuperare risorse strategiche fondamentali.
Il tema delle coperture era stato sollevato, tra gli altri, dal leader di Azione Carlo Calenda. L’ex ministro, attaccando il testo della manovra, aveva conteggiato le coperture in appena 24 miliardi dando per certi solo i fondi in deficit e i tre miliardi provenienti dalla tassazione degli extraprofitti.

“Dibattito surreale”

Forse una valutazione superficiale o ingenerosa. “Sono sempre le solite chiacchiere”, spiega all’Identità il senatore leghista Massimo Garavaglia, “è sempre così quando si presenta una manovra”. Garavaglia afferma: “Quando ci sarà la relazione tecnica, con tanto di bollinatura da parte della Ragioneria dello Stato, questo dibattito surreale finirà”.
L’ex viceministro all’Economia è convinto che il dibattito parlamentare sulla manovra “filerà liscio come l’olio”. E questo perché “l’impianto è assolutamente logico per il contesto e la notizia del price cap messo su in quel modo dall’Ue, che sembra incentivare gli aumenti dei prezzi più che scoraggiarli, mostra ancora una volta come la manovra, che per due terzi coprirà il caro energia e per l’altro terzo supporterà i redditi bassi particolarmente colpiti dall’inflazione, sia saggiamente prudente”.
Insomma, il centrodestra è tranquillo e confida in un iter parlamentare sereno. Anche se dall’opposizione sibilano venti di guerra e, soprattutto, di piazza. Occorre fare presto per rientrare nei termini del 31 dicembre.


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