GRAVI INDIZI DI REATO – Unabomber, l’attentatore fantasma del Nord-Est
Tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000, un’ombra si allunga sul Nord-Est d’Italia. Un attentatore seriale, ribattezzato “Unabomber” dalla stampa, colpisce senza preavviso, disseminando piccoli ordigni esplosivi in luoghi pubblici e oggetti di uso quotidiano. La sua firma è il terrore: i suoi ordigni esplodono in mano a ignari cittadini, trasformando momenti di normalità in attimi di orrore.
Il primo caso documentato risale al 1994, quando un ordigno esplode in una chiesa di Udine. Da quel momento, gli episodi si moltiplicano, senza una logica apparente. Le bombe artigianali vengono inserite in tubetti di maionese, accendini, evidenziatori, palline natalizie e persino ostie consacrate. La polizia brancola nel buio: Unabomber non lascia tracce evidenti, nessuna rivendicazione, nessun movente chiaro, nessun messaggio. Gli inquirenti analizzano ogni dettaglio. Gli ordigni sono sofisticati, assemblati con estrema precisione, segno che l’attentatore possiede competenze avanzate in elettronica ed esplosivi. Viene ipotizzato che possa essere un ingegnere o un tecnico con conoscenze specifiche, ma la sua identità resta un mistero. La paura si diffonde sempre di più. Famiglie evitano di toccare oggetti trovati per strada, nei supermercati, guardano con sospetto dei semplicissimi prodotti esposti. Gli attentati non seguono un pattern preciso e rendono impossibile prevedere il prossimo colpo. Si susseguono ipotesi, arresti, perquisizioni, ma ogni pista si rivela un vicolo cieco. I giornali dedicano pagine intere al caso, gli investigatori chiedono aiuto a esperti di criminologia e profiler per cercare di delineare un ritratto dell’attentatore. Le indagini si concentrano su persone con esperienza in ambito elettronico e chimico, ma senza alcun risultato definitivo. La popolazione chiede risposte, mentre la polizia intensifica i controlli nei mercati e nei negozi. I cittadini iniziano a vivere nel terrore di un nuovo attacco imprevedibile e casuale. Nel corso degli anni emergono diverse teorie. Alcuni ipotizzano che Unabomber abbia agito per vendetta personale, altri credono che fosse spinto da un desiderio di sfidare le autorità e dimostrare la propria superiorità intellettuale. Le indagini si spostano su possibili collegamenti con altri attentatori a livello internazionale, ma nessuna prova concreta viene mai trovata. Nel 2006 le esplosioni cessano improvvisamente. Unabomber scompare nel nulla, senza lasciare tracce. Il mistero rimane irrisolto: chi era? Perché ha agito? Cosa lo ha fermato? Alcuni ipotizzano che sia morto, altri che abbia deciso di smettere, ma nessuna certezza emerge dalle indagini. Ancora oggi, esperti e investigatori cercano di dare un volto a colui che ha sconvolto la tranquillità del Nord-Est italiano. Documentari, interviste e nuove analisi forensi tentano di riaprire il caso
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