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La Groenlandia tra contraccezione forzata e un record di aborti e suicidi

di Martina Melli -


Contraccezione forzata in Groenlandia
A migliaia di donne e ragazze in Groenlandia, alcune delle quali appena dodicenni, sono state impiantate – spesso senza consenso – spirali anticoncezionali. Questo è accaduto negli anni ’60 e ’70 come parte di una campagna del governo danese per controllare la crescente popolazione Inuit dell’Isola. Recentemente 67 donne groenlandesi hanno presentato una richiesta di risarcimento alla Danimarca di circa 40 mila euro a testa.

Gli inuit costituiscono quasi il 90% della popolazione della Groenlandia, un territorio oggi  autonomo che fu colonia danese fino al 1953. Alla fine degli anni ’60, Copenaghen attuò una dura politica contraccettiva per limitare le nascite nel territorio artico, allora ancora controllato dalla madre patria. Si sta parlando di circa 4.500 giovani Inuit che  subirono l’inserimento della spirale senza esserne a conoscenza.

Lo scorso anno, su questa vecchia politica di controllo delle nascite, è stata avviata un’indagine che dovrà pubblicare delle conclusioni entro il 2025. Ma le 67 donne coinvolte vogliono risposte e risarcimenti in tempi molto più rapidi. “Non vogliamo aspettare i risultati dell’indagine”, ha detto all’AFP la psicologa Naja Lyberth, che ha avviato la richiesta di risarcimento. “Stiamo invecchiando: le più anziane tra noi si avvicinano agli 80 anni”, ha spiegato.

Fino a poco tempo fa, i ginecologi groenlandesi trovavano dispositivi intrauterini in donne ignare della loro presenza, secondo Lyberth. “È chiaro che il governo ha violato la legge e i diritti umani” ha aggiunto. Lyberth sostiene che il Governo rifiuterà le loro richieste in attesa dei risultati dell’indagine, nel qual caso la questione verrà portata in tribunale. Non è il primo scandalo della Danimarca verso la sua ex colonia. Nel 2022, sei inuit hanno ottenuto scuse e risarcimenti, più di 70 anni dopo essere stati separati dalle proprie famiglie. Negli anni’50 infatti, ben 21 bambini furono strappati alle loro famiglie e trapiantati in Danimarca con lo scopo di formare un’élite di lingua danese sull’isola.

La Groenlandia deve affrontare numerose sfide sociali, tra cui povertà, mancanza di alloggi e di un’istruzione adeguata; scarso supporto alla salute mentale. Il relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, José Francisco Cali Tzay, ha dichiarato: “Si stima che circa il 20% dei bambini groenlandesi siano stati esposti a violenza e abusi sessuali. Non stupisce che il Paese abbia uno dei tassi di suicidio più alti al mondo”. Non solo. In Groenlandia, secondo il National Board of Health continuano a esserci più aborti che nascite.

Il Relatore speciale, ha inoltre osservato la precaria situazione della popolazione indigena, che non ha gli strumenti per difendere il proprio diritto al consenso libero, preventivo e informato. Per esempio, per quanto riguarda questioni quali l’assegnazione di concessioni turistiche e l’attuazione di progetti imprenditoriali. “Esorto il governo della Groenlandia a consultarsi con il popolo inuit, i cui mezzi di sussistenza tradizionali saranno direttamente colpiti dai piani di espansione dell’attività mineraria, del turismo e delle infrastrutture”, ha affermato l’esperto delle Nazioni Unite.


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