Attualità

La guerra di Tik Tok svela le ragioni dello scontro Usa-Cina

di Giovanni Vasso -


E’ una guerra vera e dato che le chiacchiere stanno a zero, la verità sulla vicenda Tik Tok è una e una sola. Ed è sempre la stessa, quella attorno a cui gira tutta (o quasi) la guerra commerciale (finora) tra Usa e Cina. L’America, che conserva il primato assoluto del digitale non può permettersi minimamente che chiunque altro al mondo provi anche solo a farle ombra. Meno che mai l’odiato Dragone. Quello che è iniziato con l’hardware (ossia la produzione di chip) sta proseguendo col software, cioè con i programmi. Joe Biden, spendendo miliardi a iosa, ha richiamato in patria tutti quelli che avevano delocalizzato all’estero consentendo alla Cina di diventare un player internazionale di rilievo su alcuni degli assi portanti dell’economia del terzo millennio, a cominciare dal green (solare, eolico e automotive). Persa l’energia, imperdibile il web. Che, strategicamente, rappresenta ciò che ha rappresentato l’aeronautica nel ‘900: il presidio assoluto di uno spazio nuovo. L’avidità occidentale, però, ha usufruito per decenni della manodopera a basso costo cinese. Che, invece di andarsene a bere da Boe a fine turno, ha imparato tutto ciò che poteva imparare. E i cinesi, lo dice anche il proverbio, hanno pazienza da vendere. Ora è arrivato il loro turno. Gli Usa, però, non si rassegnano a immaginare che qualcuno possa fare, così come hanno fatto per anni Meta e Twitter, Amazon e Google, miliardi di dati, ma in Asia anziché in America. Non potendo farcela con le buone (la demonizzazione del social) ora ci provano con le cattive (il ban). E i cinesi hanno buon gioco, loro “comunisti” a difendere i principi della libertà di mercato, accusando gli Usa di fare i cyberbulli. Un gioco in cui vincono e perdono tutti. Non è questione di balletti, ma di potere, di denaro e di vantaggi strategici. Le chiacchiere stanno a zero. La verità è che Tik Tok è una parte della grande guerra globale che stiamo vivendo illudendoci che tutto vada bene perché lo abbiamo letto su Facebook.


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