Economia

La guerra totale della tv che verrà

di Giovanni Vasso -


La guerra della tv che verrà. Dalle reti al digitale terrestre, dallo streaming alla pubblicità: sarà un anno decisivo per il futuro dell’editoria televisiva italiana. Mediaset, come promesso dall’amministratore delegato Piersilvio Berlusconi, si impegnerà a giocare la partita per affermare il primato. La Rai, invece, attende il nuovo piano industriale. E Urbano Cairo, con La7, è pronto ad andare fino in fondo. Il tema che più interessa agli editori è quello della pubblicità. Invece la vicenda che tiene preoccupate le famiglie riguarda il passaggio al nuovo digitale terrestre. Una scelta che, come al solito imposta dall’alto, si ripercuoterà sul basso. E che potrebbe costringere molti cittadini a dover cambiare il televisore.
Per il momento, la Rai ha posticipato a settembre l’inizio delle trasmissioni con il nuovo sistema Dvb-T2 che dovrebbe prendere il posto dell’attuale standard Dvb-T. Una decisione che consentirà alla Rai di “salvare” i due grandi eventi sportivi dell’estate su cui punta fortissimo per riprendersi il primato della tv italiana, ossia gli Europei di calcio, che si giocheranno in Germania, e le Olimpiadi di Parigi. Ma il passaggio potrebbe essere molto graduale. Da settembre, infatti, le trasmissioni dovrebbero essere realizzate con entrambi gli standard del digitale terrestre. Così da consentire ai consumatori di abituarsi e prepararsi, gradualmente, all’ennesimo switch. Che arriva a pochissimi anni di distanza dall’ultimo, realizzatosi solo nel 2021, quando la nuova codifica ha costretto molte famiglie a comprare decoder esterni o nuovi apparecchi tv. La stessa cosa che accadrebbe con il passaggio alla seconda generazione del digitale terrestre. Quasi una televisione su due, con quest’altro switch, diventerebbe inservibile. Con il rischio, per le tv generaliste, di perdere audience e utenti che traslocherebbero direttamente sul web. C’è, inoltre, un altro tema tutto tecnico che però sarà decisivo per valutare quale sarà il futuro della tv italiana. Nei giorni scorsi, l’ingresso del fondo Clearway in Rai Way, la società che gestisce le torri, cioè le antenne, del servizio pubblico ha creato molte aspettative su un’ipotesi di fusione con Ei Towers, che gestisce invece le infrastrutture del segnale Mediaset. Sarebbe, si sussurra negli uffici ai piani alti, un’operazione da 400 milioni cash. Ma per il momento i dirigenti fanno melina. In attesa che si sbroglino altre, e più succulente, matasse che, con la vicenda torri, sono strettamente connesse.
La più importante riguarda il tetto pubblicitario imposto alla Rai. Se viale Mazzini dovesse decidere di alzarlo ancora di più si aprirebbe un fronte di lotta senza quartiere tra la tv pubblica e quella commerciale. Piersilvio Berlusconi ha lasciato intendere di essere pronto a ingaggiare una feroce battaglia economica che “per gli altri editori sarebbe devastante”. Accanto a lui, Berlusconi jr si ritroverebbe Urbano Cairo che, da quando è alla guida di La7, ha ingaggiato una battaglia feroce su questa trincea. Contestualmente, però, la Rai ha il bisogno di reperire nuove risorse anche alla luce del taglio del canone imposto ai cittadini. Insomma, sarà una guerra vera quella della tv, su tutti i fronti, che rischia di travolgere per sempre la televisione come l’abbiamo conosciuta. Tuttavia, l’ipotesi che esploda è stata allontanata, nei giorni scorsi, dall’ad Rai Raffaele Sergio. Che, intervistato dal Sole 24 Ore, ha escluso un ulteriore innalzamento dei tetti pubblicitari e ha aperto all’ipotesi di ulteriori cessioni da Rai Way. Tuttavia lo stesso Sergio ha escluso trattative in corso verso una fusione con Ei Towers. E lo stesso Berlusconi si è dichiarato scettico se Rai Way continuerà a cedere a “pezzi” le sue quote e infrastrutture. Insomma, sarà un anno a dir poco interessante per il futuro della televisione italiana. Che dovrà affrontare il tema dello streaming senza lasciarsi incantare dalle facili sirene. È vero, Netflix – la “regina” della tv on demand – sta licenziando da tempo. Ma è altrettanto vero che il modo di usufruire della televisione è profondamente cambiato. La via per il futuro è connessa e passa dall’Europa. La guerra della tv è all’inizio e questo sarà l’anno decisivo.


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