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Habitus, quando la moda libera il corpo femminile

di Redazione -


Una mostra a Carpi espone i capi iconici che hanno segnato l’emancipazione femminile

Che la moda abbia contribuito all’emancipazione femminile, al sovvertimento di regole e paradigmi e ai cambiamenti sociali, è ormai dato acquisito. Basti pensare ad indumenti iconici come la minigonna, i jeans, i bikini o gli hot pants che hanno rappresentato una svolta non solo nel modo di vestire delle donne ma anche nel loro ruolo all’interno della società. A mettere a fuoco questi temi è “Habitus. Indossare la libertà” , la mostra in scena fino al 6 marzo 2022 ai Musei di Palazzo dei Pio di Carpi. “La moda – precisano i curatori Manuela Rossi, Alberto Caselli Manzini e Luca Panaro – è una delle forme espressive umane che forse meglio incarna i continui cambiamenti storici e la cui influenza ha coinciso con il concetto di libertà”. Dall’anticorsetto di Paul Poiret ai primi pantaloni da donna creati da Coco Chanel fino allo sportswear e alla giacca destrutturata di Giorgio Armani, l’esposizione con l’ausilio di fotografie, video e musica a segnare i vari momenti storici, presenta quegli indumenti che hanno aiutato le donne nel corso del Novecento a liberarsi da costrizioni fisiche e sociali. Il percorso espositivo prevede quattro sezioni. La prima, ad aprire la mostra, “ Liberare il corpo” esplora le rivoluzioni del costume ad inizio Novecento quando le donne lentamente cominciavano ad affrancarsi da busti, pizzi e lunghi abiti che mortificavano il corpo e la loro femminilità. Sono gli anni delle prime donne che con determinazione e coraggio iniziavano ad inserirsi in contesti fino ad allora maschili conquistando nuovi ruoli e diritti, come l’aviatrice Amelia Earhart , la scienziata Marie Curie o le suffragette di Emmeline Pankhurst. “Scoprire il corpo” è il passaggio successivo, che introduce il visitatore nel secondo Dopoguerra quando la donna, complici le immagini di cinema e televisione che proponevano una figura femminile sempre più libera ed anticonformista, comincia a rivelare il proprio corpo: sono gli anni dei bikini, degli hot pants nati a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta, e della minigonna che negli anni Sessanta segnò una vera e propria rivoluzione epocale divenendo presto un simbolo di emancipazione, di libertà e femminilità. La terza sezione della mostra, “Work, Sport, Cool” indaga gli anni Settanta ed Ottanta quando avanza il pret-a-porter e lo stile casual , mentre lo sportswear si impone con un codice del tutto nuovo, né formale né informale, alterando i canoni della moda tradizionale come nuovo simbolo di lusso moderno. A chiudere la mostra, “Destrutturare”, la sezione che si concentra su due capi iconici come il Wrapp dress di Diane von Furstenberg e la Giacca destrutturata di Giorgio Armani, per una moda sensuale, informale e rilassata libera dalle ultime impalcature che costringevano gli abiti, dalle spalline alle controfodere. Un appuntamento insomma, quello di Carpi, da segnare senz’altro in agenda ora che i musei sono stati finalmente riaperti per non perdere una mostra che con cura e sapienza celebra moda, società e costume.

Maria Giulia Gemelli


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