Esteri

Hamas apre alla risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu. I mediatori attendono

di Ernesto Ferrante -


Hamas ha accettato la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu per il cessate il fuoco ed è pronto a negoziare. Lo ha detto a Reuters Sami Abu Zuhri, alto responsabile del gruppo. Il testo adottato, che “accoglie favorevolmente” la proposta di tregua annunciata il 31 maggio dal presidente americano Joe Biden e invita Israele e Hamas “ad attuarne pienamente i termini, senza indugi e senza condizioni”, ha ricevuto 14 voti favorevoli, con l’astensione della Russia. “Colloqui in corso” ma ancora nessuna “risposta formale”. I mediatori del Qatar e dell’Egitto non hanno ricevuto riscontri concreti, nonostante l’apparente volontà di entrambi i contendenti di prendere in considerazione l’accordo.
Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha affermato che la dichiarazione del movimento islamico di resistenza è “un segnale di speranza”, precisando tuttavia che sono ancora necessarie parole definitive da parte della sua leadership. Tel Aviv ha ribadito che accetterà solo pause temporanee nella guerra finché la fazione islamista palestinese non sarà sconfitta, mentre gli uomini di Sinwar hanno risposto che non accetteranno un accordo che non garantisca la fine delle ostilità. Blinken sta discutendo “con con molti partner in tutta la regione” anche dei piani per il “day after”, tra cui la sicurezza, la governance e la ricostruzione dell’enclave distrutta.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken, il giorno dopo l’incontro a Gerusalemme con Benjamin Netanyahu, ha riferito che il premier israeliano ha “riaffermato il suo impegno” a favore di una sospensione delle ostilità.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha invitato tutte le parti a raggiungere un accordo sulla proposta delineata dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. “Accolgo con favore l’iniziativa di pace recentemente illustrata dal Presidente Biden e invito tutte le parti a cogliere questa opportunità e a trovare un accordo”. Così Guterres nel corso di una conferenza sugli aiuti d’emergenza in Giordania, un giorno dopo la presa di posizione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il Segretario generale ha descritto le condizioni di vita nell’enclave palestinese come “deplorevoli”, affermando che la velocità e l’entità della carneficina e delle uccisioni sono le peggiori che abbia mai visto dall’inizio del suo mandato come capo delle Nazioni Unite nel 2017.
L’Ue ha esortato Tel Aviv e gli altri belligeranti a rispettare il diritto internazionale umanitario per evitare ulteriori spargimenti di sangue tra civili innocenti. “È assolutamente necessario un cessate il fuoco per fornire aiuti salvavita a chi ne ha bisogno e per garantire il rilascio degli ostaggi. Il lavoro vitale del personale delle agenzie delle Nazioni Unite, che è stato attaccato in questa crisi come raramente nella storia, deve essere protetto e agevolato”, secondo il Commissario per la gestione delle crisi, Janez Lenarcic in Giordania.
Il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha discusso della situazione a Gaza con l’omologo russo, Sergei Lavrov, a Nizhny Novgorod in Russia, dove si trova per partecipare alla sessione Brics+, che si tiene a margine del vertice dei ministri degli Esteri dell’organizzazione che raggruppa le economie emergenti. Durante il colloquio, sono state affrontate le relazioni bilaterali e questioni economiche importanti per la Turchia, ha fatto sapere la tv di Stato Trt. Per Lavrov, citato dall’agenzia Ria Novosti, l’operazione militare israeliana a Gaza deve essere fermata “immediatamente”.
L’Aeronautica militare israeliana ha colpito “circa 35 obiettivi terroristici in tutta la Striscia di Gaza, tra cui strutture militari, depositi di armi, siti di lancio, posti di osservazione, cellule terroristiche e altre infrastrutture militari”. A renderlo noto sono state le Forze di difesa israeliane (Idf) in una nota.
Al Jazeera ha riportato la notizia di attacchi condotti da droni israeliani contro la città di Kfar Kila, nel sud del Libano.


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