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HIV e social media: più visibilità ma i giovani restano disinformati

I social network influenzano sempre più la percezione dell’HIV, tra informazione, disinformazione e nuovi comportamenti sociali.

di Redazione -


Negli ultimi anni, i social network si sono rivelati uno strumento potente nella diffusione di informazioni legate all’HIV, contribuendo da un lato ad accrescere la consapevolezza sul tema, dall’altro a perpetuare stereotipi e disinformazione. È quanto emerge dall’edizione 2025 del report annuale di SocialData, che analizza le conversazioni online sull’HIV in Italia e nel mondo, offrendo una fotografia aggiornata del dibattito digitale.

Il dato più rilevante è l’aumento esponenziale delle menzioni: si è passati da 35 mila nel 2024 a quasi 100 mila nel 2025, con un incremento del 185%. Anche l’engagement — che misura interazioni come like, commenti e condivisioni — ha fatto registrare un +20%, raggiungendo i 6,4 milioni. Numeri importanti, che confermano un crescente interesse verso il tema. Eppure, se confrontati con le citazioni di altre malattie, l’HIV rimane in secondo piano: il Covid domina ancora con oltre 2 milioni di citazioni, seguito dal cancro (1 milione), mentre disturbi come infarto e diabete superano comunque l’HIV con circa 190 mila mention ciascuno. Solo ictus ed epatite sono meno visibili nella sfera digitale.

Piattaforme e giovani: social e HIV

Una novità significativa riguarda la distribuzione delle conversazioni tra le piattaforme: Instagram e TikTok concentrano la maggior parte della partecipazione, in particolare tra i giovani. Tuttavia, come sottolinea il report, questa fascia di pubblico si dimostra spesso più passiva e scarsamente informata, contribuendo poco attivamente al dibattito e mostrando un ritorno a comportamenti sessuali a rischio. È proprio la categoria “giovani” a registrare il sentiment più negativo, preoccupando gli esperti per l’aumento delle infezioni nelle fasce d’età più basse.

L’analisi ha anche un respiro globale. Gli Stati Uniti si confermano al primo posto per numero di citazioni, complice il dibattito acceso sulle recenti decisioni della nuova amministrazione Trump, come il taglio dei fondi ai programmi di sostegno per l’Africa, che ha scatenato una vera e propria ondata di indignazione a maggio 2025, generando un picco di interesse superiore a quello della tradizionale Giornata Mondiale contro l’AIDS, celebrata il 1° dicembre. In crescita anche la presenza online di Paesi emergenti come India e Brasile, rispettivamente con 760 mila e 640 mila mention, seguiti da Russia e Cina.

Tra i momenti di maggiore attenzione c’è anche luglio 2024, con la diffusione della notizia sul trattamento efficace di un paziente affetto da HIV a Berlino tramite cellule staminali. I titoli parlavano addirittura di “guarigione”, contribuendo ad alimentare la speranza collettiva e stimolando la produzione di contenuti sui social.

Proprio il lessico delle conversazioni segna un’evoluzione: la parola “vivere” ha superato “morire” tra le keyword associate sui social all’HIV. Si parla sempre più di convivenza con il virus e sempre meno di un destino ineluttabile. Tra i temi più citati emergono i metodi di prevenzione, con test e preservativi in cima alla lista, ma è in forte ascesa la visibilità delle terapie antiretrovirali long-acting, che grazie a nuove formulazioni richiedono solo due iniezioni l’anno e offrono una protezione quasi totale nella profilassi pre-esposizione (PrEP). Questi trattamenti, insieme alla ricerca sulle cellule staminali, sono anche quelli a cui è associata la percezione più positiva da parte degli utenti.

Il ruolo centrale delle immagini è un altro dato cruciale: oggi, più dei testi, sono foto e video a generare maggiore condivisione e coinvolgimento. Un esempio potente è tornato a farsi strada durante la Giornata Mondiale: la storica foto del bacio tra Fernando Aiuti e Rosaria Iardino, scattata nel 1991 in un’epoca ancora segnata da paura e stigma. Condivisa in massa su Instagram, quella singola immagine ha superato le 65 milioni di visualizzazioni, diventando simbolo di coraggio, inclusione e lotta alla disinformazione.

Come sottolinea Gianluca De Marchi, presidente di Anlaids Lazio: «Oggi, quell’immagine rappresenta un simbolo che non ha perso forza, ma ha trovato nuovi modi per diffondersi. Un messaggio che arriva alle coscienze di tutti, senza distinzioni».

Il report lancia un messaggio chiaro: i social sono uno spazio di opportunità, ma serve più educazione digitale e sessuale, soprattutto per raggiungere i giovani. Solo così si potrà trasformare la visibilità in consapevolezza e contrastare la nuova ondata di disinformazione.


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