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Hot parade

di Redazione -


Sale: Hillary Clinton. Chi di complotto perisce, di complotto ferisce. Hillary Clinton vaticina “grossi ostacoli” sulla strada di Kamala “a ottobre”. Manca solo che si metta a parlare di deep state, di pizzagate e altre amenità, che lo faccia chiedendo di lock him up, arrestarlo, e di dargli del pazzo. Cose queste ultime due che, in realtà, lei e i suoi sodali progressisti e liberali (credici) già fanno da una decina d’anni a questa parte. Però i dem sono gente intelligente anche se non pare. E hanno capito, e dunque scelto, l’unica strada possibile per battere Donald: diventare più trumponi di lui. Evviva!

Stabile: Giuseppe Conte. Riformisti, democratici, progressisti, all’armi: il campo largo s’è sfaldato. Di nuovo. L’ex avvocato del popolo, che ha capito dove tira il vento, se ne impipa di Pd, comitati vari e gustose campagne social e non firma il grande referendum per accorciare tempi e modalità per ottenere la cittadinanza italiana. Firmasse Tajani, se proprio ci tiene.

Scende: John Elkann. Tempi duri. L’inizio della fine è arrivato. Il destino cinico e baro s’accanisce contro il povero (ehm…) John Elkann. Dopo il flop Stellantis, dopo i sequestri ultramilionari della Gdf, dopo i quadri e i dubbi su nonna Marella, ecco che si rivoltano pure i giornalisti dalla schiena dritta (bum!) di Repubblica: sciopero perché tu sei “l’editore non il padrone”. Che tempi, contessa. Pure i pullici tengono la tosse. Ma tu sei saggio John e sai che i segni sono per chi sa leggerli. E sai leggere, vero? Ciao, John.

*di Simone Donati


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