Cultura & Spettacolo

I 120 anni di Serkin e l’ultima incompiuta

di Riccardo Lenzi -


Risorgono in questi giorni per il grande pubblico due interpretazioni beethoveniane del sommo pianista Rudolf Serkin. Infatti l’album “Serkin the lost tapes”, pubblicato in cd da Universal, propone due registrazioni inedite di due famose sonate per pianoforte di Beethoven, la “Waldstein” opera 53 e l'”Appassionata” opera 57. Queste incisioni erano conservate, impubblicate, negli archivi della casa tedesca, in seguito a una decisione presa proprio da Serkin. Ormai anziano e molto malato, pignolo e perfezionista com’era, non dette l’approvazione finale ai nastri, mentre la produzione era già molto avanzata e la copertina era già stata realizzata. Questa eccezionale pubblicazione (destinata fra le altre cose a celebrare il centoventesimo compleanno dell’artista) è stata approvata da Judith Serkin, figlia di Rudolf e lei stessa musicista affermata, che ha anche scritto un commovente resoconto della storia che c’è dietro: «Mio padre è morto prima di darne l’assenso. Non è “perfetta”, tuttavia credo che meriti di essere condivisa, perché riflette in modo così sorprendente la sua profonda comprensione di Beethoven e del suo concetto di umanità. E quando ci si rende conto che questa esecuzione proviene da un uomo di ottanta anni, è ancora più formidabile nella sua potenza e forza». Non sbaglia: Serkin è stato uno dei più grandi interpreti di Beethoven. Pochi melomani ignorano la sua straordinaria interpretazione del Quarto concerto di Beethoven con Arturo Toscanini nel novembre 1944.

Serkin all’apice delle forze vi è padrone assoluto di un tocco e di un fraseggio che, nell’“Allegro moderato”, colpiscono per la leggiadra poeticità, accompagnati con severa partecipazione dagli strumentisti della Nbc Symphony Orchestra, che paiono ammonire il solista a non spiccare troppi voli pindarici, ma a rimanere con i piedi ben piantati per terra, incatenato prometeicamente alle miserie della condizione umana. Mentre, nell’“Andante con moto”, raggiunge momenti di drammatica tensione, facendoci rivivere l’intento simbolico e figurativo con il quale, pare, l’autore aveva voluto rappresentare nei due temi di questo brano, quello iniziale dell’orchestra e quello dello strumento solista, il mito di Orfeo che soggioga le forze dell’Ade con la bellezza del suo canto. Tornando alle due registrazioni risuscitate della “Waldstein” e dell'”Appassionata”, hanno ancora parecchio da dire, malgrado qualche rallentamento digitale che non ne sminuisce certamente il complessivo livello esecutivo. Nel primo movimento della “Waldstein”, l’Allegro con brio, Serkin esalta appieno la scrittura grandiosa fino all’esuberanza, con quel piglio eroico che si può ritrovare nelle composizioni coeve di Beethoven (basterebbe pensare alle affinità con la “Sinfonia eroica”), concentrato nello sviluppo dei due temi principali, uno vividamente rappresentato sulla percussione ostinata di crome di accordi pieni, l’altro espressivamente concepito da un corale “dolce e molto legato”. Ancor più convincente l’esecuzione dell'”Appassionata”, sonata degli eccessi per forma e intensità emotiva, che trova focosa e giovanile realizzazione nel primo movimento, l’Allegro assai, per niente minata dalle forze indebolite dell’interprete.
Più riflessivo e contemplatore l’atteggiamento sonoro nel tema introduttivo del secondo movimento, Andante con moto, quasi un corale, con le variazioni che poi si sviluppano come riflessioni sul carattere introspettivo dell’enunciato iniziale.

Serkin è stato considerato da alcuni critici come un titano della scuola emozionale, mentre da altri come un artista cerebrale e severamente olimpico. In realtà poteva essere entrambe le cose. Abram Chasins, in “Speaking of Pianists”, ha riassunto bene il suo enigma: “Proprio quando si conclude che si tratta di un artista che fa appello alla mente piuttosto che al cuore, che il suo forte è la letteratura classica piuttosto che quella romantica, Serkin suonerà le “Variazioni Abegg” di Schumann o il Concerto in sol minore di Mendelssohn con una tenerezza incandescente e un’ardenza primaverile che vi convinceranno che è la prima volta che ascoltate davvero queste opere”


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