Editoriale

I Brics sfidano la Nato: una nuova contrapposizione bipolare

di Alessio Gallicola -

biden cina


È la stessa sequenza temporale dei supervertici internazionali che si tengono e si terranno in questi giorni a dimostrare plasticamente l’evoluzione che sta subendo lo scenario internazionale. Se da ieri ha preso il via il Brics virtuale presieduto dalla Cina, da domenica a martedì avrà luogo il G7, cui seguirà nei due giorni successivi il vertice Nato.

La contrapposizione salta agli occhi, quasi fossero due blocchi che si parlano a distanza posizionandosi l’uno di fronte all’altro e mostrando i muscoli. Per certi aspetti è la riedizione del confronto tenutosi alle Nazioni Unite all’indomani dell’attacco russo all’Ucraina, con l’Occidente compatto nel condannare l’aggressione e il resto del mondo che si asteneva (e in qualche raro caso respingeva) sulla risoluzione contro Mosca.

In realtà non siamo proprio alla riedizione dell’era del bipolarismo Alleanza Atlantica-Patto di Versavia: il formato BRICS non è cosi omogeneo e compatto come quello occidentale, cui si aggiungono paesi come Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. Il primo, per ora, ha caratteristiche prettamente economiche, con membri ambivalenti come l’India; l’altro, invece, si configura come un partenariato consolidato, sia sul versante politico-economico (il G7), sia militare (la Nato), dotato inoltre di un’ideologia condivisa e strutturata.

Ma invecchiata. Quella che ha fatto da collante nei tre decenni di globalizzazione, un processo ormai al capolinea. Lo dimostrano proprio questi format internazionali che mandano platealmente in soffitta il G20 e il multilateralismo obamiano, insieme al suo sogno di ridefinire l’architettura della comunità internazionale nel segno della globalizzazione.

Parliamo di mutamenti profondi e ancora in via di definizione. Bipolarismo incardinato sul confronto (scontro?!) USA-Cina, o multipolarismo, quello di cui ha parlato anche Papa Francesco nel suo messaggio contro l’uso e il possesso di armi nucleari?

Solo nel secondo caso avrebbe davvero senso parlare, come si è fatto spesso negli ultimi mesi, di autonomia strategica dell’Europa. Ma la Grande Europa deraglia ancora un volta nei Balcani, sacrificati sull’altare di Kiev.

La contrapposizione a due, invece, la renderebbe una comprimaria. E c’è di più.

Colpisce il fatto che l’universo Brics sia non solo quello dove risiede la maggior parte della popolazione mondiale, ma anche la parte più consistente della produzione globale. La gran parte delle industrie sono collocate dall’altra parte della nuova cortina d’acciaio, così come le materie prime. Nella nostra parte di mondo sono, invece, ancora forti i consumi (per quanto ancora?), così come i debiti e la finanza. La ricchezza reale comincia purtroppo a scarseggiare.

Un mondo bipolare con una parte pesantemente indebitata e l’altra dotata di un alto tasso di ricchezza reale, lascia prevedere molteplici ragioni di scontro e di ulteriori conflitti.

Un’escalation che potrebbe vedere come luoghi di contesa non solo l’Ucraina o il Mar Cinese Meridionale, ma anche e soprattutto l’Africa, il Sud America e il Medio Oriente, dove le tensioni sono in aumento e le materie prime, di varia natura, disponibili in buona quantità per chi saprà conquistarsele.

La Storia prende forma dinanzi a noi in questi giorni e, come sempre, si presenta carica di incognite e foriera di possibili violenze. Sembra incredibile, ma in Italia ad appassionarci è soprattutto l’esito della tenzone tra contiani e dimaiani…

Alessandro Sansoni


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