Attualità

Il caso Garlasco verso una svolta? Carabinieri da Sempio e nei campi: si cerca un attizzatoio

di Angelo Vitale -


Dall’alba di oggi i carabinieri stanno effettuando una accurata perquisizione nell’abitazione di Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, e in quella dei suoi genitori a Garlasco. L’operazione si inserisce nella nuova fase delle indagini riaperte dalla Procura di Pavia sul delitto avvenuto il 13 agosto 2007 e deve avere per presupposto la convinzione dei magistrati che nelle due case siano presenti, evidenti o celate, tracce ed elementi utili a confortare l’attuale quadro di indagini.

Elementi utili a riscontrare o smentire la nuova ipotesi investigativa della Procura. In particolare, l’attenzione è rivolta a campioni biologici e tracce di Dna per confronti con il materiale genetico trovato sotto le unghie e sulle mani della vittima, impronte digitali e possibili indizi sulle suole delle scarpe, per ricostruire i movimenti dell’assassino sulla scena del crimine, oggetti, dispositivi elettronici o documenti che possano confermare o smentire l’alibi fornito da Sempio, scontrini, biglietti di parcheggio e dati telefonici.

La Procura di Pavia ha deciso di riaprire il caso e procedere con il blitz dopo che nuove consulenze genetiche, sia della difesa di Alberto Stasi (già condannato per l’omicidio) sia della stessa Procura, hanno indicato che le tracce di Dna trovate sotto le unghie di Chiara Poggi potrebbero appartenere proprio ad Andrea Sempio. In passato la posizione di Sempio era stata archiviata perché si riteneva che la presenza del suo Dna fosse dovuta a contatti indiretti (ad esempio l’uso del computer di casa Poggi), ma la nuova ipotesi degli inquirenti è che quelle tracce non possano essere spiegate solo così, anche perché sotto le unghie della vittima non sono state trovate tracce di Dna dei familiari.

La riapertura delle indagini è stata possibile dopo che la Cassazione, nel dicembre 2024, ha accolto il ricorso della Procura, ordinando la riapertura del fascicolo precedentemente archiviato. L’obiettivo è verificare se Sempio possa aver avuto un ruolo diretto o concorrente nell’omicidio, anche alla luce di presunte incongruenze nel suo alibi e di nuovi elementi emersi dalle analisi genetiche e dalle celle telefoniche.

Tra i più recenti colpi di scena sul caso ormai riaperto, le parole dell’avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, che ha rilasciato dichiarazioni molto nette in merito all’omicidio di Chiara Poggi, sostenendo pubblicamente l’innocenza di Alberto Stasi e avanzando la teoria che la giovane sia stata uccisa da un sicario.

Lovati ha affermato che, secondo la sua opinione, Alberto Stasi è innocente e non è stato lui a uccidere Chiara Poggi. Ha dichiarato: “Stasi per me è innocente, è stato un sicario ad uccidere Chiara Poggi”. L’avvocato ha ribadito questa posizione anche durante un intervento televisivo su Rai1 e in diverse interviste, sottolineando che sia Stasi sia il suo assistito, Sempio, sono estranei al delitto.

Secondo Lovati, l’omicidio sarebbe stato commesso da un killer professionista, un sicario assoldato da un mandante ignoto e per motivi che restano sconosciuti. Il legale ha spiegato che questa teoria nasce dall’assenza di un movente plausibile e dalle incongruenze riscontrate nelle indagini. Lovati ha dichiarato: “Alla base dell’omicidio di Chiara Poggi non c’è mai stato un movente, per questo per me è stata uccisa da un sicario”.

Lovati ha inoltre sostenuto che Stasi sarebbe stato “costretto a mentire” sin dalla prima telefonata ai soccorsi, in cui avrebbe fornito informazioni confuse perché, secondo l’avvocato, qualcuno gli avrebbe detto cosa dire e lo avrebbe spinto a comportarsi in quel modo. Tuttavia, Lovati ha precisato che questa sua teoria non è supportata da elementi probatori, ma rappresenta una sua personale convinzione da cittadino e criminologo.

ORE 9.15

I carabinieri di Milano, su delega della Procura di Pavia, nell’ambito delle nuove indagini sull’omicidio di Chiara Poggi stanno setacciando alcuni campi nell’area di Tromello, comune che confina con Garlasco, alla ricerca della possibile arma del delitto avvenuto il 13 agosto 2007 e per cui è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere l’allora fidanzato Alberto Stasi. Tra le ipotesi più accreditate è che la ventiseienne sia stata uccisa con un martello.

Le nuove indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, per il cui omicidio è stato condannato in via definitiva a 16 anni l’allora fidanzato Alberto Stasi, ripartono con le perquisizioni a casa del nuovo indagato Andrea Sempio, 37 anni, a Voghera e quella dei suoi genitori che vivono a Garlasco, dove la vittima fu uccisa quasi 18 anni fa.

Le perquisizioni dei carabinieri di Milano, su delega della procura di Pavia, sono state estese alle abitazioni dei due amici di Sempio, Roberto Freddi e Mattia Capra, entrambi amici anche del fratello della vittima. I due frequentavano l’abitazione di via Pascoli e i loro nomi già compaiono in una relazione tecnica dei carabinieri dell’8 febbraio 2024. Nel documento si spiega come viene procurato il Dna di Sempio e come si siano spinti a frugare nella spazzatura di casa Poggi per acquisire i campioni da comparare con il materiale trovato sulle unghie di Chiara Poggi. In quella relazione oltre al nome dell’indagato, “i carabinieri rendevano nota l’identità anche degli altri individui frequentanti la casa della vittima nei cui confronti era stato possibile compiere acquisizioni di materiale biologico, ossia Mattia Capra, Marco Poggi e Roberto Freddi”. I nomi dei due amici emergono anche per alcuni contatti telefonici che ci sarebbero stati con Sempio la mattina del 13 agosto 2007, giorno del delitto.

Secondo alcune indiscrezioni, una testimonianza raccolta avrebbe portato gli investigatori alla ricerca dell’arma in un canale. Ampia la sensazione che gli inquirenti abbiano in mano una possibile certezza per una importante svolta sul caso.

ORE 11.00

Sarebbero state le dichiarazioni mediatiche di un testimone a fornire indicazioni su dove è stata buttata l’arma del delitto di Garlasco, a lungo cercata dopo l’omicidio di quasi 18 anni fa. Affermazioni a cui ora i carabinieri cercano riscontro cercando nell’area di Tromello, comune non lontano da dove è stata uccisa Chiara Poggi.

L’ipotesi è che l’arma cercata sia un attizzatoio da camino, come quello sequestrato (e mai analizzato) ad Alberto Stasi, l’allora fidanzato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere. Tra gli oggetti sequestrati nel 2007 a Stasi anche un martello, tra le armi più compatibili con le ferite riportate dalla ventiseienne vittima e unico attrezzo (non usato abitualmente) che da inventario sembra mancare da casa Poggi. Nella villetta di via Pascoli non risulta mancare nessun oggetto vicino al camino, il che lascia intendere che
se la pista dei carabinieri si rivelasse corretta si potrebbe parlare di omicidio premeditato.

Secondo indiscrezioni, il testimone di recente avrebbe fatto dichiarazioni sull’oggetto in metallo e sulla possibilità che sia stato gettato nel canale che scorre tra i comuni del Pavese. Già un altro testimone, che poi ritrattò le sue dichiarazioni rese ai carabinieri, aveva parlato poco dopo il delitto di una ragazza con i
apelli biondi che si sarebbe allontanata in bici da via Pascoli e “che aveva nella mano destra un piedistallo tipo da camino-canna da fucile con in testa una pigna”.

L’arma del delitto di Chiara Poggi non è mai stata ritrovata. Tra le ipotesi, si è parlato di un attizzatoio da camino o di un oggetto simile. Recentemente, le ricerche si sono concentrate su una roggia a Tromello, vicino alla casa della nonna delle gemelle Cappa (cugine di Chiara), dopo la testimonianza di un uomo che avrebbe visto una donna – identificata come Stefania Cappa, cugina della vittima – gettare un oggetto metallico pesante nel canale. Tuttavia, Stefania Cappa non risulta indagata e l’accertamento è stato disposto a distanza di 18 anni dai fatti, anche se le speranze di trovare qualcosa di utile sono basse.

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Le gemelle Cappa, cugine di Chiara, sono tornate al centro dell’attenzione mediatica per via di questa testimonianza e per la vicinanza della casa della loro nonna al luogo delle nuove ricerche. In passato, erano già state coinvolte mediaticamente, ma i rapporti con Chiara non erano così stretti come da loro descritto pubblicamente. Stefania Cappa è la cugina citata dal testimone che avrebbe visto gettare l’oggetto nel canale, ma non è mai stata formalmente indagata.




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