Cultura & Spettacolo

I CONSIGLI DEL LIBRAIO

di Redazione -


Il genio e il male a volte convivono Tutto è relativo e niente è assoluto

Il tema centrale del libro è: come è possibile che alcune delle menti più incredibili della storia abbiano collaborato o addirittura aderito alle sanguinose, barbare, dittature del Novecento? Nello specifico questo romanzo storico ci porta a considerare la figura di Martin Heidegger, uno dei più grandi filosofi della storia, e la sua adesione al nazismo. Ovviamente non è il solo caso – Knut Hamsun, premio Nobel per la letteratura, Konrad Lorenz, premio Nobel per la medicina e la fisiologia, Werner Heisenberg, premio Nobel per la fisica. E questo ci porta inevitabilmente ad interrogarci sulla natura del male. In particolare: esiste un male assoluto o ogni cosa va relativizzata? Durante la lettura di questo libro me lo sono chiesto e ho cercato degli esempi che mi permettessero di visualizzare il male assoluto. La premessa deve essere che per considerarsi assoluto deve avere determinate caratteristiche tra cui l’universalità, quindi essere stato considerato tale dalla larga maggioranza in ogni latitudine e longitudine storica. Eppure poi leggo e nella storia trovo confutazioni ad ogni mio tentativo. Schiavitù: le grandi civiltà classiche si sostenevano su questo ed arriva in forme subdole ai nostri giorni. Omicidio: qui i casi sono talmente tanti che dovrei avere 100 pagine per raccontarli tutti, il primo che mi viene in mente: Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. Pedofilia: è fin troppo celebre il caso di Indro Montanelli e della bambina di dodici anni comprata come sposa in Africa. Come è possibile che nomi di livello così alto non si fossero resi conto della malvagità delle loro azioni al di là del contesto storico in cui furono compiute se si tratta di un male assoluto? E come saremo giudicati noi per le sperequazioni economiche, per l’inquinamento, per le discriminazioni, in mezzo alle quali quotidianamente viviamo e che quindi in qualche misura forse tolleriamo… E se tutto è relativo, allora cosa resta di importante, di potente? Il libro narra il momento topico della vita del figlio di Dieter Muller, filosofo tedesco allievo di Heidegger fuggito in Argentina alla caduta del nazismo. Il padre gli lascia una lunghissima lettera prima dell’estremo gesto, che costituisce il corpo centrale del libro dove narra la sua adesione al nazismo mossa in primis dal discorso al Rettorato, quando Heidegger divenne Rettore dell’Università. Che cosa è successo in quegli anni in tutta la Germania? Forse l’oscurità ha un profondo potere attrattivo che ci attanaglia attaccandosi alla nostra innata melanconia. Ci dà l’impressione di avvicinarsi al tavolo degli dei, e si sa che essi sono profondamente umbratili. Qui si tratta di guardare dentro il pozzo schifoso dell’abisso ed incrociare lo sguardo con i propri demoni, non sarà facile uscirne integri piuttosto che spezzati come la Guernica di Picasso. Come sempre ecco un brano del libro: “Quand’è che il male è insolente? Quand’è vessatorio, oltraggioso. Quando cerca di spezzare l’uomo. Di uccidere la soggettività. Di eliminare ogni possibile identità. Il fine di ogni violenza è oltraggiare la persona. Oltraggiarla fino a trasformarla in cosa. In cosa detestabile. Inutile. In immondizia.” Un consiglio su come leggere questo libro? Con onestà verso sé stessi.

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