di CRISTIANA FLAMINIO
Ci siamo. La partita delle nomine è entrata nel vivo. Tra le grandi società di Stato, in ballo c’è il futuro di Cassa Depositi e Prestiti. Il mandato dell’attuale amministratore delegato, Dario Scannapieco, è in scadenza nel 2024. Ma il governo potrebbe decidere di procedere subito nell’infornata di nuovi dirigenti che si appresta a varare nelle prossime settimane. Ma la partita non è già decisa, tutt’altro. Sono tante, tantissime, le variabili in gioco. Prima tra tutte, peserà la qualità del lavoro espressa dai dirigenti durante le fasi economiche attuali, cruciali e regressive, caratterizzate dalla doppia depressione scatenata dalla pandemia Covid prima e dallo choc energetico legato alla guerra in Ucraina poi.
La Corte dei conti ha pubblicato in queste ore la relazione su Cassa Depositi e Prestiti. I dati sono tanti e interessanti. In primo luogo, per l’anno 2021, il patrimonio netto della società è passato dai 25.497 milioni di euro del 2020 ai 25.309 del 2021, un lieve decremento dello 0,7%. L’utile netto, che, ricordano i giudici contabili essere “pur influenzato dai tassi di interesse ai minimi storici”, è pari a 2,4 miliardi (erano 2,8 nel 2020). Il margine di interesse 2021 ammonta a 1.777 milioni di euro e risulta in calo rispetto ai 2.062 dell’anno precedente, mentre il margine di intermediazione (3.577 milioni di euro) scende rispetto ai 4.126 del 2020. Ciò, spiegano i magistrati “soprattutto per l’andamento del margine di interesse e per i minori proventi delle strategie di gestione del rischio tasso attivate sul portafoglio titoli, parzialmente compensati dalla crescita dei dividendi”.
Ma non basta. Prendendo in considerazione l’intero gruppo che afferisce a Cdp, il patrimonio netto sale dai 33.695 milioni di euro del 2020 ai 35.442 del 2021, “in virtù dell’incremento del risultato di esercizio”, mentre l’utile netto, da 1,2 miliardi, raggiunge quota 5,3 miliardi di euro, grazie soprattutto all’apporto della partecipazione in Eni ( che porta nelle casse 1,5 miliardi di euro in più). Il margine d’interesse registra una tendenza negativa (-16,4%), principalmente per il contributo della Capogruppo, che riflette il peggioramento dello spread fra attività fruttifere e passività onerose, con tassi di interesse ai minimi storici, conclude la Corte dei conti.
C’è da sottolineare, però, che stiamo parlando del 2021, un anno orribile per l’economia italiana. Il primo dopo i lockdown del 2020, quello che comunque ha posto le basi per il rilancio programmato nel 2022 che è rimasto frustrato solo perché, intanto, è sorto tra Kiev e Mosca, un altro cigno nero che s’è abbattuto con fragore sulle economie europee e italiana in particolare. I giudici della Corte dei Conti hanno rilevato che Cassa Depositi e Prestiti ha iniettato nel tessuto produttivo del Paese qualcosa come quattro miliardi di euro. E lo ha fatto “in un anno ancora segnato dagli effetti pandemici”, in cui “Cassa Depositi e Prestiti è intervenuta a sostegno delle politiche di sviluppo e rilancio dell’economia italiana in linea con il Quadro temporaneo sugli aiuti di Stato dell’Unione Europea, costituendo il Patrimonio Rilancio e mobilitando oltre 4 miliardi di euro – provenienti dagli strumenti di Liquidità Covid-19 – a supporto del tessuto imprenditoriale italiano”. Insomma, da Cdp un intervento provvidenziale per evitare il tracollo dell’economia. E un eloquente messaggio, per chi vorrà leggerlo a Palazzo Chigi.