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“I dem sono in confusione ma l’alleanza tra Nardella e Bonaccini può sbloccare l’impasse del Nazareno”

di Eleonora Ciaffoloni -


“La Manovra un pannicello caldo. Il Pd? Mostra ancora confusione post-elettorale”. Così l’ex capogruppo dem al Senato Andrea Marcucci ha commentato gli ultimi atti di governo e opposizioni, con uno occhio rivolto al grande centro e uno verso il congresso per un “nuovo” Pd.
Calenda ha aperto a Meloni per collaborare sulla manovra. Un nuovo centro che rivede il rapporto con la destra: è il metodo giusto? C’è possibilità di allargamento?
Meloni nella sua legge di bilancio dà l’impressione di aver fatto un compitino. La manovra è incolore, timida, un pannicello caldo. Rispetto alle promesse della destra in campagna elettorale un bel cambiamento, anzi un bel ribaltamento. Calenda e Italia Viva mi pare abbiano suggerito delle correzioni, un lavoro che sarà comunque molto intenso nella lettura parlamentare.
Dalla nascita del Governo Meloni il Pd fa opposizione “a tutti i costi” senza trovare una convergenza. Non potrebbe essere penalizzante nella risposta elettorale?
Il Pd in queste settimane risente ancora di una certa confusione figlia della batosta elettorale. C’è una sola cosa che non possiamo rimproverare a Giorgia Meloni: di essere stata fedele alle consegne di Mario Draghi. La cosa stravagante è che noi abbiamo sostenuto il precedente esecutivo mentre Fratelli d’Italia era all’opposizione. Non mi sono piaciute anche alcune posizioni emerse sulla guerra in Ucraina. In modo particolare il voto contrario alla risoluzione del Parlamento europeo espresso da tre eurodeputati. Un voto in totale controtendenza rispetto alla linea, giusta, del Pd.
In vista delle regionali in Lombardia si parla di una possibile apertura Pd-Terzo polo: possibile? Sarebbe pronto a sostenere Moratti, considerato anche il passato forzista?
Ho già detto come la penso anche rispetto a Letizia Moratti, che è una autorevolissima figura istituzionale. L’obiettivo principale in Lombardia è quello di spezzare il predominio leghista, che va avanti da quasi 30 anni. Le opposizioni dovrebbero trovare un modo per avanzare una candidatura comune. Majorino e Moratti potrebbero intanto incontrarsi e stabilire un programma di massima. Attaccarsi a vicenda non serve a nulla, serve solo a riperdere le elezioni.
Il centrosinistra si mostra ancora diviso e poco rispondente: come sta accadendo nel Lazio. Immaginare un nuovo atteggiamento potrebbe portare a risultati diversi anche in vista elezioni?
Assolutamente sì. A una destra che riesce a risolvere le proprie divisioni, il centrosinistra non può continuare a offrire tre proposte di governo diverse. Il M5S ha imboccato una strada fortemente massimalista, il Pd ed il terzo polo, al contrario, dovrebbero collaborare come sta avvenendo in Lazio e come dovrebbe avvenire anche in Lombardia.
Il Pd invece sembra mostrarsi sempre più centrista, ma con difficoltà a trovare una convergenza, soprattutto su un unico nome per il congresso: tra Bonaccini e Nardella chi farà un passo indietro?
Stefano Bonaccini è consapevole delle storture che il Pd deve affrontare e superare, la sua proposta di rilancio del partito mi sembra quella giusta. Il ritorno alla vocazione maggioritaria, la difesa del pluralismo interno con un argine alle correnti, un nuovo gruppo dirigente con i sindaci: il Pd che il governatore propone ha indubbiamente la capacità di rialzarsi e tornare in campo. Nardella, a brevissimo, dovrebbe presentare la sua candidatura. Questa scelta potrebbe rispondere alle esigenze di partito ed elettori? Ho molta stima del sindaco di Firenze, il suo ruolo nel Pd è importante. Credo che una sua stretta collaborazione con Stefano Bonaccini sarebbe davvero una carta vincente e risolutiva. Spero che Dario faccia questa scelta.


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