Attualità

I due Titanic: la tragedia annunciata del sommergibile e i dubbi sulla sicurezza

di Eleonora Ciaffoloni -


Quella del Titan, il sottomarino disperso da domenica scorsa, è ormai definibile come una tragedia. Una tragedia annunciata nei giorni e nelle scorse ore: non solo a fronte delle ricerche risolte in un nulla di fatto, ma anche, e soprattutto, di fronte al ritrovamento di alcuni pezzi riconducibili al sommergibile disperso. Nella giornata di giovedì, infatti, la Guardia Costiera ha dichiarato di aver rinvenuto nei pressi del relitto del Titanic un telaio di atterraggio e una copertura posteriore del sommergibile e, nella giornata di ieri, un ulteriore pezzo captato da un robot in profondità è stato riconosciuto come la coda del natante. Ritrovamenti che hanno anticipato la conferma ufficiale sul destino del Titan e dei cinque passeggeri all’interno.

Il sommergibile è andato distrutto e i suoi componenti sono stati dichiarati morti. Gli esperti l’hanno definita una “implosione catastrofica” dovuta a un malfunzionamento e causata dalla pressione che alle profondità del relitto cresce e arriva ad essere 390 volte maggiore rispetto a quella in superficie. Dalle prime ricostruzioni non sarebbe ancora chiara la tempistica dell’accaduto, ma una ipotesi, quella del co-fondatore della OceanGate Expedition Guillermo Sohnlein, è quella che l’implosione sia avvenuta poche ore dopo l’immersione del natante, nel mattino della scorsa domenica.

Ipotesi che potrebbe essere confermata anche dal fatto che la Marina Militare statunitense ha spiegato di avere rilevato, già domenica, i rumori della sua implosione grazie a un rilevatore di suoni attivato da un meccanismo top secret con microfoni subacquei in grado di rilevare la presenza di sommergibili nemici. Gli accertamenti su come sono morti i cinque passeggeri sono ancora in corso e, a detta degli esperti, non vi sono prospettive al momento sulla possibilità di recuperare i corpi. A confermarlo il comandante della Guardia Costiera John Mauger: “Il fondo del mare lì è un ambiente incredibilmente implacabile”. Fondo del mare che, a quasi 4mila metri di profondità presenta una pressione atmosferica molto alta – che cresce di una atmosfera ogni dieci metri – a cui la fibra di carbonio del Titan non ha resistito.

Il malfunzionamento del mezzo lo avrebbe sottoposto alla pressione e per questo sarebbe imploso immediatamente, non appena sono state raggiunte delle profondità cosiddette “critiche”. Non c’è stato nulla da fare per l’amministratore delegato di OceanGate Stockton Rush, il miliardario britannico Hamish Harding, il francese Paul-Henry Nargeolet, l’uomo d’affari pachistano Shahzada e suo figlio di 19 anni Suleman Dawood. Secondo l’ex direttore della Marina degli Stati Uniti, il dottor Dale Molé, le morti dei cinque passeggeri sarebbero state rapide e indolori. Si parla, infatti, di una morte “quasi istantanea”, a causa delle forze straordinarie esercitate dall’oceano in profondità. “Sarebbe stato così improvviso che non hanno nemmeno saputo che c’era un problema, o cosa gli era successo. È come essere qui un minuto e poi l’interruttore viene spento” ha dichiarato Molé. Una ricostruzione da fonti americane che circola ormai da ieri spiega così la tragedia: “Lo scafo riscalderebbe immediatamente l’aria nel sottomarino fino alla superficie della temperatura del sole, mentre un muro di metallo e acqua di mare schianta un’estremità del sommergibile contro l’altra. Il tutto in circa 30 millisecondi”. Dinamiche da verificare e che verranno chiarite dalle indagini delle autorità statunitensi che dovranno ricostruire non solo quanto accaduto, ma anche scoprire la verità sui dispositivi di sicurezza del sommergibile Titan che, a quanto pare, non sarebbero mai stati certificati.


Torna alle notizie in home