I fallimenti di Trump in politica estera e i nuovi equilibri globali
A quelli che da quando è iniziato il secondo mandato di Trump alla Casa Bianca non fanno che ripetere che il tycoon sta soltanto attuando il suo programma elettorale e che “era tutto previsto” rispondiamo che non è possibile che avessero previsto anche i suoi fallimenti in politica estera.
Il Potus finora è riuscito, tra le altre cose, nell’impresa di far avvicinare India e Cina, di rafforzare lo Sco – che ora si è dotato anche di una banca di sviluppo -, di lasciare campo libero a Putin nel dettare condizioni all’Ue sulla guerra in Ucraina. Condizioni che il capo del Cremlino detta da Pechino, al fianco del suo alleato più potente, Xi Jinping.
Siamo passati da “farò finire la guerra in 24 ore” a una serie di penultimatum. Ora è chiaro che Putin e Zelensky non si incontreranno per fare la pace, così come che Trump non rinuncerà agli affari con Mosca, a ulteriore danno dell’Ue. Sul progetto “riviera di Gaza” e il genocidio/deportazione dei palestinesi, però, alla colpa di Trump va aggiunta la responsabilità di tutte le democrazie, di tutti i Paesi cosiddetti liberi.
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