I fantasmi di Chinatown, ecco la nuova sindrome cinese
La Cina, in particolare quella urbana, è intrisa di paura della morte. Una paura pervasiva che orienta la vita quotidiana, puntellata di comportamenti superstiziosi. A differenza delle zone rurali dove i defunti vengono vegliati tra le mura domestiche e seppelliti accanto agli altri membri della famiglia, nelle grandi città il morto viene subito rimosso e nascosto nell’obitorio o nella camera mortuaria dell’impresa funebre. Dopo il funerale la salma viene cremata e le ceneri riposte in un cimitero o in un colombario lontanissimo dal centro abitato.
Nelle città, dove quasi tutti vivono in condomini, è credenza comune pensare che un cadavere in casa porti sfortuna e discredito a coloro che abitano nello stesso edificio. Addirittura, in alcune metropoli come Tianjin, che conta 15 milioni di residenti, è diventato illegale (già non potendo tenere il corpo in casa) allestire altari domestici con le immagini del defunto, pena una salatissima multa e l’insurrezione dei vicini.
La morte è associata a una forma tangibile di sfortuna che colpisce chiunque la incroci (alcuni antropologi lo definiscono addirittura “inquinamento della morte”). Gli stessi familiari in lutto eseguono molti rituali per purificarsi dopo l’addio di una persona cara. Il disgusto urbano per l’avvento e l’annuncio di una morte, naturalmente accompagna un atteggiamento schivo e timoroso nei confronti dei luoghi legati a essa, considerati colmi di energia negativa yin. Questa energia yin può essere contrastata solo con attività yang, come bere liquidi caldi e zuccherati, andare dove c’è tanta gente o eseguire un rito del fuoco. Per esempio, a Shanghai e in altre città, all’uscita delle pompe funebri vengono allestiti punti per appiccare il fuoco e scavalcarlo.
La rapida urbanizzazione sembra intensificarla, questa paura: in tutta la nazione i cimiteri vengono costantemente ricollocati, spostati sempre più lontano dai centri urbani. E siccome la gente ha paura dei fantasmi, il valore di un immobile edificato nei pressi di un cimitero è sempre inferiore rispetto ad altre zone.
Poi ci sono le case infestate. A Hong Kong, la città più superstiziosa di tutto il Paese, le “hongza”, ovvero i migliaia di appartamenti in cui sono avvenute morti violente – sono tutte annoverate in misteriosi siti online. Una volta che un immobile diventa hongza perde valore e nessuno vorrà più abitarci. Le case infestate sul mercato valgono fino al 40% in meno, e non solo quelle: a volte anche gli appartamenti vicini o l’intero palazzo vengono contagiati dal macabro stigma.
In Cina ci sono migliaia di cause legali contro ex proprietari colpevoli di avere nascosto storie di omicidi e/o suicidi, e le stesse agenzie condannate a risarcire gli acquirenti nel caso in cui abbiano omesso il sanguinoso passato di un immobile, come istituito dalla legge del 2004 che impone alle agenzie immobiliari di tenere un database con la lista di tutte le hongza della città. Il problema è che questi database stanno sfruttando le superstizioni locali per controllare efficacemente i prezzi in uno dei mercati immobiliari più costosi al mondo.
Nella Casa dei fantasmi del parco Disneyland di Hong Kong non ci sono fantasmi. Questo perché, a differenza degli Stati Uniti dove horror e soprannaturale costituiscono da sempre una valida forma di intrattenimento, per il Popolo cinese hanno un diverso valore: gli spiriti maligni sono considerati una seria minaccia. Nella cultura cinese qualsiasi cosa, dai problemi di salute, alle beghe finanziarie, ai drammi relazionali, può essere opera dei fantasmi. Non è un caso che in Cina vengano celebrate tre festività legate al mondo delle anime.
L’Hungry Ghost Festival, il Festival di Qingming in primavera e il Festival Chung Yeung in autunno. Il primo è il più popolare non solo nel continente ma anche a Hong Kong e Taiwan, e cade durante la luna piena e l’inizio della nuova stagione. In quei giorni le porte del paradiso e dell’inferno si aprono, lasciando gli spiriti liberi di vagare sulla Terra. Alcuni di questi sono anime perdute, compresi gli antenati dei vivi a cui non è stata data un’adeguata sepoltura o che sono stati dimenticati.
Per placare le anime inquiete e tenerle a bada, i credenti si attengono scrupolosamente a molte curiose regole, come non appendere vestiti bagnati durante la notte, non dormire con i capelli sciolti, non festeggiare il compleanno, non scattare foto, non pronunciare la parola “fantasma”, non dare pacche sulle spalle, non girare la testa, non sedersi in un posto vuoto durante uno spettacolo, non nuotare e non indossare indumenti di colore nero o rosso.
Nella Cina urbana, il concetto di fantasma che si riferisce a spiriti malevoli di vario tipo ( forse, metaforicamente, anche a persone malvagie o addirittura animali) è direttamente correlato alla nozione di “straniero”. I parenti quando muoiono diventano antenati, gli estranei diventano fantasmi e i i fantasmi possono fare del male e per questo devono essere rispettati e temuti.
La repressione del concetto di morte, della vista dei morti, del pensiero dei morti, coincide, in qualche modo, con la repressione della memoria. Una repressione molto diffusa in Cina che rende il passato e i ricordi, più spaventosi, più spettrali. Come i fantasmi, i fantasmi del passato ripudiati dal Partito – il massacro di Piazza Tiananmen – non devono mai più essere nominati.
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