Attualità

I giochi dimenticati. Quando bastava un cortile per essere felici

I giochi di una volta che non dobbiamo dimenticare

di Gianluca Pascutti -


Che fine hanno fatto questi giochi sani, divertenti e aggregativi, al giorno d’oggi sostituiti da console e smartphone, in un mondo dove i ragazzi si isolano sempre più nel virtuale?

Un tempo bastava un cortile, un parco giochi o semplicemente un prato per accendere l’immaginazione e dare vita a ore di divertimento condiviso. Oggi, invece, assistiamo sempre più spesso a gruppetti di bambini che si annoiano, fermi su una panchina, con lo sguardo perso e le dita pronte a cercare uno schermo. Eppure, fino a non molti anni fa, il gioco era fisico, collettivo e creativo. Era una scuola di vita fatta di regole, astuzia, movimento e risate.

Riportiamo in vita quei giochi di una volta, perché non vadano dimenticati e perché nuove generazioni possano scoprirne la magia. Ecco una carrellata di quelli che hanno segnato intere infanzie, con il desiderio che vengano riscoperti e tramandati.

Mosca cieca

Un foulard sugli occhi e via: parte la caccia al tocco. La mosca bendata cerca di acchiappare gli altri bambini in uno spazio delimitato. Chi viene preso per primo prende il suo posto. Semplice, rumoroso e sempre divertente, specialmente quando i partecipanti sono numerosi e l’area di gioco si fa insidiosa.

Un, due, tre… Stella!

Un giocatore si piazza di spalle agli altri, urla la celebre frase, poi si gira di scatto. Gli altri devono avvicinarsi mentre non viene guardati, ma bloccarsi in una statua immobile non appena la “stella” si volta. Un mix di strategia, agilità e autocontrollo, che tiene incollati i bambini per ore.

La campana (o settimana)

Si disegna a terra uno schema a caselle numerate. Si lancia un sasso nella prima, e si salta a piedi uniti o su un solo piede seguendo il percorso senza calpestare le linee. Un esercizio di equilibrio, coordinazione e precisione che si fa più difficile man mano che si avanza con il numero delle caselle.

Strega comanda colore

Un giocatore fa la “strega” e comanda un colore: tutti devono cercare e toccare qualcosa di quel colore. Chi resta senza oggetto viene eliminato. Un gioco tanto semplice quanto esilarante, perfetto per stimolare l’attenzione e la rapidità.

Guardie e Ladri

Divisi in squadre, i bambini si sfidano in un gioco di inseguimenti e liberazioni. Le guardie catturano i ladri, che però possono essere salvati dai compagni con un tocco strategico. La prigione? Tracciata con un bastone per terra. Le regole? Apprese giocando. Un classico intramontabile delle serate estive.

Asino

Una palla, un cerchio e tanta attenzione: chi sbaglia nel passaggio della palla prende una lettera (prima A, poi S, e così via). Il primo che diventa “ASINO” viene eliminato. Un gioco di riflessi e fair play, che spesso finiva tra risate e piccole rivincite.

Nascondino

Forse il gioco più iconico dell’infanzia. Uno conta, gli altri si nascondono. E da lì parte l’adrenalina della ricerca, dei passi trattenuti, dei cuori in gola. Ogni albero, muro o cancello diventava un potenziale nascondiglio segreto. Insegna la strategia, la pazienza e il rispetto delle regole.

L’elastico

Un elastico lungo legato alle caviglie di due bambini e un terzo che salta seguendo ritmi e combinazioni sempre più difficili. A ogni passaggio, l’elastico sale di livello: caviglie, ginocchia, anche… Un gioco ritmato e coreografico, capace di coinvolgere e creare vere e proprie sfide tra amici.

Il gioco dell’Asso (detto anche “uno contro tutti”)

Quando ci si trovava in tanti, spesso partiva questo gioco di corsa e urla. Un bambino tirava la palla in aria gridando il nome di uno dei partecipanti. Il nominato doveva prenderla e urlare “stop”, mentre gli altri correvano lontano. Poi, da fermo, doveva tentare di colpirne uno con la palla. Velocità, mira e prontezza erano fondamentali. Un evergreen delle estati calde e dei cortili affollati.

Riscopriamo il valore del gioco “vero”, fatto di sbucciature sulle ginocchia, grida di gioia, regole improvvisate e amicizie nate tra un “strega comanda colore” e una corsa in prigione. Non lasciamo che la tecnologia sottragga ai bambini il diritto alla fantasia, al movimento e al contatto umano. Sta a noi adulti – genitori, educatori, nonni – riproporre, insegnare e giocare insieme a loro.


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