Attualità

I limiti del modello animale: nuova frontiera sperimentale

di Ivano Tolettini -


Una svolta che si sta consolidando. Si è entrati in un nuova fase della sperimentazione senza l’utilizzo degli animali. La comunità scientifica ne è sempre più consapevole. Se, come abbiamo scritto la scorsa settimana, l’Unione Europea ha fissato una tabella di marcia contro la sperimentazione animale nella legislazione sulle sostanze chimiche, esistono sempre più laboratori, come ad esempio il Centro 3R di Pisa nato alla fine del 2017, primo “Centro Interuniversitario europeo” con lo scopo di promuovere e sensibilizzare in ambito universitario, studenti, ricercatori e docenti, che puntano alla sperimentazione sostenibile. “Evidenze scientifiche – spiega da tempo la vice direttrice del Centro, Anna Maria Bassi – testimoniano la scarsa attendibilità del modello basato sugli animali: esistono differenze di risposta tra ratto e topo e quindi come possiamo ritenere che gli esperimenti condotti su modelli murini siano trasferibili all’uomo che differisce dal punto di vista anatomico, fisiologico e metabolico dagli animali?”.

Proroga e polemiche

Un anno fa quando venne votata in Parlamento la proroga al 2025 dell’applicazione dei divieti di sperimentazione animali, la posizione espressa dall’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli Animali, presieduto dall’onorevole Michela Vittoria Brambilla, fu categorica: “Una decisione semplicemente vergognosa”. Le norme Ue sui cosmetici, già adesso, vietano la commercializzazione di prodotti cosmetici che sono stati testati sugli animali. “Ma il divieto – si osserva – non si applica ai test di sicurezza per valutare i rischi delle sostanze chimiche per i lavoratori e l’ambiente previsto dalle norme della Ue”. “Per l’ennesima volta — ricordò l’on. Brambilla — si rinvia l’applicazione di una legge dello Stato, che dovrebbe entrare in vigore oltre dieci anni dopo l’approvazione o meglio, per essere più espliciti, secondo le ben identificate lobby che hanno voluto portare la proroga da sei mesi a tre anni, non dovrebbe entrare in vigore mai”.

Epigenetica

Oltretutto L’uomo nel corso della sua vita è esposto a tantissimi stimoli esterni che influenzano anche il Dna, come studia l’epigenetica, che si occupa “dei cambiamenti fenotipici ereditabili da una cellula o un organismo, in cui non si osserva una variazione del genotipo”. È dimostrato come i modelli animali per riprodurre patologie umane quali l’autismo, l’Alzheimer, la colestasi, patologie autoimmuni, l’asma e altro, si sono rivelati inadeguati per identificare efficaci strategie terapeutiche. “Uno studio sistemico fatto sull’animale, al di là della questione etica, ha un valore limitato proprio sul piano scientifico, perché tra specie diverse esistono differenze enormi e persino nell’ambito della stessa specie. “Basti pensare alle differenze risposte di farmaci negli individui umani – prosegue la prof. Anna Maria Bassi – per il polimorfismo degli enzimi deputati al metabolismo e quindi come possiamo pensare di trasporre i risultati da una specie all’altra? Questo per la tossicologia, ma a maggior ragione vale in medicina, dove si fanno studi di patologie umane riprodotte in animali, che normalmente non le contraggono. Il nostro cervello per esempio non è costituito da neuroni più grandi di quelli del topo o del ratto, ma da neuroni che creano interconessioni più complesse per cui l’uomo è in cima alla scala evolutiva. I costi di questi studi così poco predittivi per ricavare informazioni sull’uomo sono elevatissimi, fondi ingenti che potrebbero essere più proficuamente impiegati per sviluppare modelli molto più aderenti alla fisiologia umana”. Anche per questo i parlamentari dell’Intergruppo, appartenenti a tutte le forze politiche, osservano che la “sperimentazione sugli animali è dannosa e superata. Non faremo sconti e ci opporremo sempre al prevalere di una visione antiquata ed ottocentesca”. Sul punto Gian Marco Prampolini, presidente Leal, evidenziò la gravità dell’ennesima proroga: “Da anni denunciamo la mancanza di fondi stanziati per la ricerca con metodi sostitutivi e come associazione da oltre quarant’anni finanziamo borse di studio per una ricerca senza animali. Non ci siamo mai fatti illusioni sul fatto che, più che la sorte degli animali, a troppi politici in Parlamento sempre importino i consensi delle lobby delle multinazionali del farmaco”.


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