Attualità

I neuroni specchio base della socialità

di Michele Gelardi -


La politica autoritaria presume di essere indispensabile, non solo per regolare gli interessi comuni di tutti gli appartenenti al consesso sociale, ma anche per renderne possibili le relazioni umane. In altri termini, presume che la norma, la quale uniforma i comportamenti umani intorno a un modello socialmente accettato, sia necessariamente di natura giuridica e promani dall’autorità costituita. Ebbene questo presupposto è errato e oggi ne abbiamo la certezza scientifica. Un tempo Adam Smith aveva intuito e spiegato il meccanismo della “mano invisibile”, reso possibile dal rapporto simpatetico che si instaura spontaneamente tra il soggetto osservato e l’osservatore, a partire dal quale i mille osservati, presenti nel consesso sociale, omologano i loro comportamenti in relazione al modello ideale, approvato dai mille osservatori. Ne deriva la prevedibilità del comportamento altrui e in ciò risiede l’embrione della norma sociale sulla quale si fonda la pacifica convivenza e la cooperazione economica, governata dalla mano invisibile. La dottrina di Smith spiegava, dunque, come mai nessun intervento dell’autorità costituita sia necessario per l’instaurarsi dell’ordine socioeconomico, essendo residualmente indispensabile solo per regolare gli interessi comuni dei consociati. Oggi l’intuizione di Adam Smith trova conferma scientifica nella scoperta dei neuroni specchio, che si deve al prof. Giacomo Rizzolatti. I neuroni specchio si attivano nel soggetto-osservatore alla stessa maniera che nel soggetto-osservato. Tale funzionamento riflesso costituisce la base neurologica dei rapporti di empatia umana. Mentre, nel mondo animale, il mirror neuronale si limita a “riflettere” l’azione osservata, nel mirror degli uomini sono codificate, non solo singole azioni, ma anche gli insiemi di più azioni guidati da uno scopo, nonché il loro significato “sociale”. Il bambino di pochi giorni riconosce il sorriso o il cruccio del genitore e si muove di riflesso al sorriso o al cruccio, ben prima di averne imparato per esperienza il significato sociale, semplicemente perché si attivano i corrispondenti neuroni specchio, preordinati per via genetica. Questa base naturale del rapporto simpatetico consente di uniformare i comportamenti umani, intorno a modelli basati sulla reciprocità dell’affidamento, e perciò rende prevedibile la “risposta” altrui. Il comportamento prevedibile diventa anche tipologico; per questa via nasce la prima embrionale norma sociale, la quale, nel “codificare” le tipologie comportamentali socialmente approvate, svolge non solo una funzione descrittiva, ma anche prescrittiva. In sintesi, la scoperta dei neuroni specchio di Rizzolatti conferma, a distanza di tanti anni, l’intuizione di Adam Smith, che ravvisava nel meccanismo naturale di condivisione empatica (di cui non si conosceva ancora l’interna dinamica neurologica) l’origine dell’approvazione sociale dei comportamenti virtuosi e della corrispondente disapprovazione dei comportamenti “antisociali”; descrivendo con ciò il fondamento dell’ordine spontaneo. Con la scoperta di Rizzolatti, il meccanismo funzionale – osservato nei suoi riflessi esteriori da Smith – alla base di un ordine della società e del mercato, cui si perviene, in mancanza di una mente ordinatrice, certa e visibile, per via di una “mano invisibile”, è oggi del tutto chiaro, anche nelle sue intime pieghe. Ne conseguono importanti implicazioni nel campo delle dottrine politiche. La scoperta della base genetica del “sinallagma” empatico non descrive il mondo dei virtuosi, perché i neuroni specchio non “codificano” il bene e il male; spiega tuttavia il meccanismo che rende possibile la cooperazione economica e la solidarietà sociale, a prescindere da una norma autoritaria; il che giustifica l’intervento dell’autorità politica in via sussidiaria, solo per la cura di interessi necessariamente comuni.

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