Primo Piano

I sepolti vivi

di Ivano Tolettini -

TERREMOTO IN TURCHIA E SIRIA, OPERAZIONI DI SOCCORSO DELLA CROCE ROSSA SIRIANA


Le voci dei sepolti vivi. Migliaia di persone sotto le macerie affidano ai telefonini, fino a che avranno batteria, la speranza di fuggire a un destino tragicissimo, indirizzando i loro angeli salvatori. Per il governo turco oltre 100 mila persone sono senza un tetto. Il numero degli sfollati, secondo fonti governative, è già attorno ai 380 mila. Il doppio sisma di lunedì nell’Anatolia sud orientale è stato apocalittico soprattutto nelle province di Gaziantep e Kahramanmaras, dove si sono registrati gli epicentri delle scosse di magnitudo 7.8 e 7.5 della scala Richter. Ne sono seguite poi centinaia di assestamento, mentre i soccorritori lottano contro il tempo per salvare più vite. In tutto sono dieci le province turche colpite dall’ecatombe e questo spiega la dimensione di un dramma senza fine. Finora i morti accertati sono oltre 5 mila nella sola Turchia, ma anche nella vicina Siria, nella provincia di Aleppo, le vittime si contano in più di mille. Ma i soccorritori in questa zona già devastata dalla guerra non hanno facilità di accesso. A tutto questo bisogna aggiungere il clima rigido che aggrava il contesto in cui la catena della solidarietà mondiale sta aiutando la Turchia. Il presidente Recep Tayyip Erdogãn ha decretato di tre mesi lo stato d’emergenza nelle zone terremotate. Anche ieri la terra per lo slittamento della placca Anatolica di 5-6 metri ha continuato a tremare. Le due province di Gaziantep e Kahramanmaras assieme hanno una superficie più grande del Veneto, sono popolate da 6 milioni di abitanti e sono state in larga parte sconquassate dalla furia della natura. Da sotto le macerie anche tanti bambini con gli smartphone, fino a quando avranno carica, continuano a messaggiare a parenti e amici per indirizzarli nelle ricerche. “Kahrmsanmaras, che vuol dire in turco l’eroica Maras, che fu l’antica capitale della provincia ittita prima di essere conquistata dai romani di Caligola e poi dai crociati intorno all’anno Mille – spiegava ieri l’infermiera Melis Salman – , è come fosse stata spazzata via. Palazzi e strade sono stati stritolati dal terremoto, non sappiamo più dove mettere i morti e accogliere i feriti negli ospedali”. Il tedesco Serkan Eren dell’organizzazione umanitaria Stelp, che è volato in Turchia per aiutare le vittime del terremoto, .

 

ITALIANO DISPERSO

 

C’è un solo italiano di cui per adesso non si ha notizia. È il tecnico veneto Angelo Zen, 60 anni, tecnico di una ditta orafa, che dopo avere vissuto nel Vicentino a Romano d’Ezzelino si è trasferito nel Veneziano a Martellago. Per lavoro era nella città Kahramanmaras, di quasi 1,4 milioni di abitanti, che secondo molti soccorritori è la più devastata con migliaia di persone vive ancora sotto le macerie. È difficile raggiungerla con i mezzi di soccorso perché anche le strade sono collassate. I familiari di Zen hanno parlato con lui domenica sera, poche ore prima della scossa delle 4.17 locali (le 2.17 in Italia) che ha cambiato faccia alla Turchia Anatolica.
SFOLLATI
“Sono più di 10.000 le persone che fino a ieri sera erano state estratte dalle macerie”, ha detto il vicepresidente turco, Fuat Oktay. Circa 380.000 persone si sono rifugiate in edifici adibiti a temporaei alloggi o hotel governativi, mentre altre si sono accalcate in centri commerciali, stadi, moschee e centri comunitari. L’Associated Press riferiva che sono migliaia i turchi che hanno postato sui social richoieste di aiuto e assistenza per i propri cari che sono inrappolati sotto le macerie. Sul punto l’agenzia di stampa statale turca Anadolu cita funzionari del ministero degli Interni, i quali affermano che “tutte le chiamate sono state raccolte meticolosamente e il informazioni trasmesse ai team di ricerca”.

 

 

13 MILIONI

 

Il presidente Erdoğan ha affermato che 13 milioni di connazionali su 85 milioni di residenti in Turchia sono stati colpiti in qualche modo. Questo dà l’idea della catastrofe senza precedenti non solo per la Turchia. Il premier ha dichiarato lo stato di emergenza in 10 province per gestire la complicata macchina dei soccorsi. La “La Turchia – ha affermato Erdogan – consentirà solo ai veicoli che trasportano aiuti di entrare nelle province più colpite di Kahramanmaraş, Adıyaman, Hatay e Gaziantep per accelerare lo sforzo”.

 

TRUPPE

 

La Turchia ha centinaia di migliaia di soldati nella regione di confine con la Siria. Il governo h ha incaricato i militari di aiutare la popolazione e i soccorsi, anche nella realizzazione di una tendopoli e un ospedale da campo nella provincia di Hatay. Il ministro della Difesa, Hulusi Akar, ha spiegato che sono state dispiegate anche una brigata di aiuti umanitari con sede ad Ankara e otto squadre militari di ricerca e soccorso.

 

VITTIME, EDIFICI E SIRIA

Visto il numero di province coinvolte, l’Oms teme che le vittime potrebbero superare le 20 mila. Tra l’altro, i collegamenti con il nord-ovest della Siria, controllato dai ribelli al governo di Bashar al-Assad, sono molto difficoltosi. Dopo l’Isis e le truppe di Damasco, i rivoltosi devono affrontare un nemico altrettanto, se non più pericoloso, come la forza della natura. I morti in Siria sono già oltre 1.500. Intanto, l’agenzia turca per la gestione dei disastri ha dichiarato di avere avuto 11.342 segnalazioni di edifici crollati. Ma l’attenzione dei soccorritori è rivolta alle migliaia di persone ancora vive sotto le macerie. Bisogna operare con cautela nel tentativo di salvarle.

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