Politica

I soliti due pesi e due misure della sinistra

La commissione Juri dell'Europarlamento si esprimerà il prossimo martedì sul caso Salis

di Giuseppe Ariola -


Usare due pesi e due misure, come adattare alla convenienza del momento fatti e circostanze, modellandoli alla propria posizione, è una consuetudine in politica, una prassi certamente non nuova a cui fanno affidamento un po’ tutti e che, pertanto, non meraviglia. Poi, certo, lo si può fare in modo più o meno sfacciato. Di certo, diversi esponenti del centrosinistra italiano stanno dando sfoggio di questo doppiopesismo su un tema da sempre dibattuto, come quello che riguarda l’immunità per i componenti del governo e per i parlamentari nazionali ed europei per quanto riguarda il caso specifico. Il principio dell’importanza “di difendersi nel processo e non dal processo” tanto caro all’opposizione nostrana quando deve scagliarsi contro gli avversari del centrodestra, sembra essere stato accantonato per il caso di Ilaria Salis. A scanso di equivoci, lo chiariamo subito: da queste pagine conduciamo da tempo una battaglia per denunciare le vergognose condizioni delle carceri italiane che non consentono il rispetto dei diritti dei detenuti e neanche di alcune previsioni costituzionali. E la nostra opinione sui penitenziari e le condizioni detentive in Ungheria è tanto più forte e netta. Siamo stati orgogliosamente parte del coro di condanna alle ripugnanti e vergognose immagini di Ilaria Salis condotta in un’aula di tribunale e Budapest ammanettata mani e piedi.

I due pesi e due misure

Siamo però – e questo, purtroppo, a differenza di molti altri – anche convinti che le norme poste a tutela del buon funzionamento dei sistemi democratici, come nel caso dell’istituto dell’immunità, non possano essere soggetti a strumentalizzazioni di sorta, tantomeno di parte. Appare, dunque, dissonante l’atteggiamento di chi, utilizzando due pesi e due misure, si prodiga in una strenua difesa dello ‘scudo’ per Ilaria Salis e, al contempo, vorrebbe negarlo ai ministri della Giustizia Carlo Nordio, al titolare del Viminale Matteo Piantedosi e al sottosegretario Mantovano sui quali pende una richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal Tribunale dei ministri alla Giunta per le autorizzazioni della Camera. Anche perché tra i due casi ci sono differenze evidenti che è opportuno avere bene a mente. Non c’è alcun dubbio che a proposito dell’affaire Almasri il governo abbia agito avendo come bussola la ‘Ragion di Stato’ e che nessuno dei tre esponenti dell’esecutivo coinvolti sia finito sotto indagine per questioni di natura squisitamente privata. Al contrario di Ilaria Salis. Come è possibile difendere lei e accanirsi contro gli altri?


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