Attualità

I veleni di Bussi e i silenzi dello Stato

di Ivano Tolettini -


I veleni che ammorbano l’ambiente e i silenzi di Stato. Un piccolo Comune, Bussi sul Tirino, contro il moloch dell’inquinamento. Non bastasse la dimensione dell’emergenza, l’amministrazione locale è dovuta scendere in campo addirittura contro il ministero dell’Ambiente che rallentava i lavori, come hanno scritto i giudici amministrativi dando ragione al municipio abruzzese guidato dall’ex sindacalista Salvatore Lagatta. “È una bomba ambientale che va definitivamente disinnescata. Siamo in attesa del completamento del progetto esecutivo, che è già stato affidato dopo l’approvazione di quello definitivo, di modo che potranno partire i lavori di bonifica finanziati con fondi pubblici per quasi 50 milioni di euro”, sottolinea il battagliero Lagatta, che da dieci anni ha impresso una svolta alla politica ambientale. “Siamo impazienti perché è una battaglia dura – aggiunge -, che abbiamo combattuto contro tutti, anche contro il ministero della Transizione Ecologica in Consiglio di Stato, ma dobbiamo la salvaguardia ambientale in primis ai cittadini di Bussi sul Tirino, che qui vivono e che ci hanno sostenuto in questa lotta per un ambiente finalmente pulito”. Dal giugno 2013, quando si è insediato, Lagatta ha avviato tutte le azioni legali possibili per mettere in sicurezza quella porzione di territorio abruzzese che è stata più volte definita dai media come “la discarica più grande d’Europa”, visto che si estende su quasi 20 ettari. A generarla nei decenni sono state le produzioni del sito chimico avviato dalla Edison nel 1901 e proseguite in epoca più recente dalla Solvay Group con la commercializzazione del clorito di sodio e del cloro soda. Dal 2016 è subentrata la Chimica Bussi spa, che fa capo all’imprenditore pisano Donato Antonio Todisco, in precedenza dipendente dell’azienda belga dove si era fatto le ossa e al manager Domenico Greco. Ma la società non ha nulla a che vedere con l’inquinamento, mentre ha un potenziale problema per l’utilizzo dell’acqua pubblica per la produzione di energia idroelettrica, per una concessione su cui si è espressa anche la Corte d’Appello di Roma, sezione tribunale regionale delle acque pubbliche il 6 aprile 2017. Donato Antonio Todisco, tra l’altro, con alcuni collaboratori e i precedenti gestori – in tutto undici persone – di un sito di interesse nazionale a Brescia, rischia il processo per un’altra bomba ambientale, la Caffaro, che da anni è al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica lombarda.

INQUINANTI

Se i veleni di Bussi finora sono stati più forti degli otto ministri dell’Ambiente che si sono susseguiti dal 2007, quando il 12 marzo la Forestale scoprì le discariche di veleni che ammorbavano la terra e che doveva essere messa al sicuro con sollecitudine, l’amministrazione comunale per catalizzare i finanziamenti necessari alla bonifica si è mossa su un doppio binario. Quello amministrativo battagliando con chi si frapponeva alla soluzione del problema, e quello finanziario per trovare i necessari onerosissimi finanziamenti. “Abbiamo dovuto acquistare un’area di sei ettari, quella contraddistinta come 2A e 2B – spiega Lagatta – per orientare i finanziamenti pubblici che se viceversa l’area fosse stata privata non avremmo potuto ottenere”.

CONSIGLIO DI STATO

Il passaggio chiave è avvenuto davanti al Consiglio di Stato, che ha respinto il ricorso del ministero della Transizione Ecologica, accogliendo dunque la posizione del Comune, della Regione Abruzzo e dell’azienda olandese Dec-Deme, quale mandataria di un raggruppamento di imprese, che si è aggiudicata la gara per la bonifica dell’importante sito. In precedenza, nell’aprile 2020, lo stesso Consiglio di Stato era intervenuto ordinando alla società elettrica Edison di avviare i lavori di bonifica sul suolo di sua proprietà. “Questo è avvenuto perché l’opera di messa in sicurezza dell’area è iniziata – conclude il sindaco Lagatta -, ma la battaglia per la tutela dell’ambiente e degli interessi del nostro Comune non si è conclusa”. Adesso c’è quella per l’acqua. Ma questa è un’altra storia.

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