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I vescovi nuovamente contro l’Autonomia differenziata

di Lino Sasso -

Vescovi all'omelia papale


I vescovi italiani, con una nota ufficiale, esprimono preoccupazione per il progetto di riforma sull’Autonomia differenziata. “Da sempre ci sta a cuore il benessere di ogni persona, delle comunità, dell’intero Paese, mentre ci preoccupa qualsiasi tentativo di accentuare gli squilibri già esistenti tra territori, tra aree metropolitane e interne, tra centri e periferie” sostiene l’Episcopato che si esprime bocciando senza mezzi termini l’iniziativa del governo italiano. Secondo la Cei, “il progetto di legge con cui vengono precisate le condizioni per l’attivazione dell’autonomia differenziata – prevista dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione – rischia di minare le basi di quel vincolo di solidarietà tra le diverse Regioni, che è presidio al principio di unità della Repubblica”. Pur nel rispetto di ogni legittima opinione, desta una certa perplessità la circostanza che non una sola parola sia invece stata dedicata a quello che è probabilmente l’aspetto più importante della riforma, il superamento del meccanismo perverso della spesa storica come parametro per determinare il riparto dei fondi da assegnare alle singole regioni, in favore del criterio dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep), certamente più equo. Un passaggio storico per garantire l’uniformità sull’intero territorio nazionale del fondamentale diritto all’assistenza che andrà a ridurre l’attuale e atavico gap tra le varie regioni, imponendo un modello più giusto sia dal punto di vista economico che da quello sociale. Per l’appunto, una maggiore e finalmente conclamata solidarietà, oltretutto non indotta ex post, ma prevista ex ante. Inoltre, quello dell’equità sociale dell’assistenza è un aspetto che dovrebbe stare particolarmente a cuore ai vescovi, che pure nella nota ufficiale non fanno alcun riferimento a questo aspetto, invece, cruciale. Si ricalca, dunque, la strada già battuta un paio di mesi fa da monsignor Di Donna, che parlando a nome dell’intera Conferenza Episcopale Campana, aveva espresso dubbi sulla riforma. Un’insistenza che si stenta a comprendere sia a guardare la sostanza delle perplessità espresse che, tanto più, in nome del fondamento cavouriano teso a regolare i rapporti e le relazioni tra le istituzioni pubbliche e quelle religiose: Libera Chiesa in libero Stato. E a tal proposito, fa specie ci sia stato qualcuno che dal Pd, per mera strumentalità, abbia colto l’occasione per mettere in unico calderone le posizioni della Cei, quella di alcuni costituzionalisti e, addirittura, alcuni elementi del Rapporto Eurispes. La zuppa mare e monti è servita.


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