Politica

Identikit in poltrona

Da Letta a Salvini, fino a Renzi. Ecco le facce note e i peones del nuovo Parlamento. Berlusconi torna nel Senato che lo cacciò. Ma l’amico Bossi non ci sarà

di Adolfo Spezzaferro -


Nel giorno del clamore intorno alla non rielezione – dopo 35 anni – del fondatore e leader storico della Lega Umberto Bossi, mentre grazie ai riconteggi c’è chi dato per sconfitto è invece entrato in Parlamento, prende forma la mappa dei seggi della IXI legislatura. Al centrosinistra vanno 84 seggi a Montecitorio, 237 al centrodestra, 21 al Terzo polo e 52 ai Cinque Stelle. Palazzo Madama: 112 seggi al centrodestra, 42 al centrosinistra, 28 al M5S e 9 a Calenda e Renzi. Tra le curiosità di queste elezioni politiche, le prime a Parlamento ridotto – soltanto 600 seggi – e le prime con i 18enni che hanno votato anche per il Senato, c’è quella che alcuni leader di partito non si sono presentati nei collegi uninominali, preferendo farsi eleggere in quota proporzionale. Si tratta del segretario del Pd, Enrico Letta, del presidente del M5S, Giuseppe Conte, del leader della Lega, Matteo Salvini, del fondatore di Italia viva, oggi terzopolista, Matteo Renzi, e del segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni. Al contrario, la leader di FdI Giorgia Meloni (la vincitrice delle elezioni), si è presentata nel collegio uninominale di L’Aquila per la Camera e ha ottenuto il 51 per cento di voti. Stessa cosa per il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, vincitore nel collegio sempre uninominale di Monza per il Senato con oltre 220 mila consensi, pari al 50,26 per cento delle preferenze. Anche il capo politico di Noi moderati, Maurizio Lupi, è stato eletto in un collegio uninominale, quello di Lecco alla Camera, con il 54,68 per cento di voti. Angelo Bonelli di Verdi e Sinistra, è stato eletto nel collegio uninominale di Imola a Montecitorio. La leader di +Europa, Emma Bonino, ed il segretario di Azione, oggi terzopolista, Carlo Calenda, sono arrivati rispettivamente in seconda e terza posizione nel collegio di Roma centro per il Senato. La prima chiede il riconteggio perché fuori dal Parlamento, il secondo invece è entrato con il proporzionale Sconfitto dal M5S Costa il leader di Ic, Luigi Di Maio, nel collegio di Napoli per Montecitorio, che resta fuori dal Parlamento.
Il colpo d’occhio del nuovo Parlamento è impressionante: le tre forze politiche attualmente più numerose, ossia M5S, Pd e Lega, sono uscite ridimensionate dal voto, soprattutto 5 Stelle e Carroccio. Mentre FdI, primo partito, passerà da appena 50 parlamentari a circa 185, quasi quattro volte tanto.

Per la prima volta dal 2008, inoltre, la coalizione che ha ottenuto più voti alle elezioni ha anche raccolto una solida maggioranza parlamentare (anche grazie al Rosatellum). Con questi numeri la formazione del governo, prevista per fine ottobre, dovrebbe procedere in modo spedito.

Se andiamo a vedere alla Camera, FdI con 118 deputati, più di uno su quattro, la Lega, con 65, esattamente come il Pd, nonostante abbia ottenuto meno della metà dei suoi voti (effetto uninominale), e FI con 45 deputati (solo sei in meno del M5S, che però ha preso il doppio dei voti) hanno una maggioranza tale da non avere alcun problema a votare i provvedimenti. Completano la maggioranza 7 deputati di Noi Moderati, i centristi del centrodestra, tutti eletti nei collegi uninominali (perché sotto la soglia di sbarramento). Anche +Europa, rimasta sotto la soglia, avrà due deputati, Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi, entrambi eletti all’uninominale. Bruno Tabacci sarà l’unico deputato di Ic, il micropartito di Di Maio. I terzopolisti di Azione e Italia Viva hanno invece eletto 21 deputati. Grazie all’accordo con Calenda-taxi, Renzi è riuscito (partendo dal 2%) a riportare in Parlamento tutti i suoi fedelissimi: un risultato che vale doppio, visto il taglio dei parlamentari.

Al Senato invece il centrodestra ha una maggioranza meno ampia. FdI conta 66 senatori, la Lega 29, Forza Italia 18, Noi Moderati 2. All’opposizione ci saranno invece il Pd (con 37), il M5S (28), l’alleanza fra Azione e Italia Viva (9 senatori, uno in meno di quelli necessari per formare un gruppo autonomo secondo il regolamento), e quella fra Sinistra Italiana e i Verdi (4 senatori).

Se volessimo fare un po’ di fantapolitica, i partiti di opposizione, Pd, M5S, terzopolisti e le altre formazioni minori, non potrebbero governare al posto della Meloni senza i seggi di FI, che ovviamente non ha alcun motivo per non formare un esecutivo con la sua coalizione (peraltro fondata 28 anni fa proprio da Berlusconi).


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