Cultura & Spettacolo

Igor Righetti: “L’ironia come farmaco per i morti di fama”

di Nicola Santini -

igorrighetti.it


Impazza su tutte le piattaforme di streaming ed è già tormentone. Ma guai a chiamarlo brano: “è un progetto di comunicazione in chiave musicale”.
A Igor Righetti piace chiamare le cose con il loro nome. E soprattutto dare un nome ad ogni cosa. Quasi quanto cantarle come si deve, senza madarle a dire.
“Vaffanvip”è ispirato dalle migliaia di “morti di fama” senza alcun talento artistico che affollano il circo mediatico e ogni tipo di piattaforma di comunicazione alla ricerca dell’agognata visibilità, del quarto d’ora di notorietà che in molti casi si riduce a una manciata di secondi.
Scritto e interpretato da Righetti con la contessa Patrizia de Blanck, il cantautore Samuele Socci, l’influencer e social media manager Lorenzo Castelluccio, il musicista e cantautore Phil Bianchi che ne ha curato anche l’arrangiamento in chiave dance-pop con contaminazioni etniche. È la prima volta che sentiamo cantare Patrizia de Blanck. Solo lui poteva convincerla.
“Lo status di vip- spiega Igor a L’identità “è talmente contagioso che si trasmette per via aerea anche ai parenti lontani, ex fidanzati o fidanzate, pure a quelli presunti e fake. Perché la “very important person” dell’era digitale non discrimina nessuno. Personaggi spesso dalla consistenza di un budino e in molti casi dotati di un vocabolario che entra in un portapillole data la sua ampiezza. Le testate di gossip, la tv e i social sfornano di continuo orde di nuovi vip diventati tali grazie alla partecipazione a un reality show, a “paparazzate” costruite a tavolino o a video dove litigano, si disperano, si cimentano in balletti o si spalmano sul viso come antirughe una pomata per le emorroidi”.
I morti di fama sono sempre esistiti. Ma sembra sempre che più si va avanti, più si scenda in basso. Concordi?
Sì, sono sempre esistiti ma per fortuna nostra non avevano tutti i mezzi di comunicazione che hanno adesso per poter postulare ospitate nei vari solottini televisivi e poggiare i glutei su un divanetto in ecopelle o articoli su siti acchiappalike. Vaffanvip è un progetto di comunicazione in chiave musicale che con ironia vuole anche mettere in guardia i tanti giovani che senza talento artistico, senza una professione reale e senza alcun tipo di studio nel settore desiderato avranno soltanto una visibilità a scadenza breve. La tv è un tritacarne impietoso che sfrutta i “morti di fama” a proprio vantaggio, li spreme per qualche ora o qualche giorno, ridicolizzando le loro gesta. Finito il “momento di gloria” li getta come un Kleenex usato. E per un giovane sarà molto difficile “ricostruirsi” un’identità. Ormai anche un rapinatore intervistato in vari programmi televisivi diventa una star. Senz’altro rischia di guadagnare di più con i gettoni di presenza che gli vengono dati dai programmi che non dai furti.
La macchina della celebrità corre sempre in salita o in discesa?
Dipende sempre dal talento. Se non c’è, se sei costruito a tavolino da agenti o addetti stampa che confezionano il personaggio per il popolino affamato anche con finte paparazzate si può diventare “vip” in tempi rapidi e con la stessa forsennata rapidità tornare nell’oblio mediatico. Come coloro che puntano tutto sulla prestanza fisica: il corpo cambia con il passare del tempo, il talento resta, anzi matura con te.
Quanto ha contribuito lo sviluppo dei social alla nascita dei nuovi mostri?
Tanto. Chiunque si può fare un video, pubblicarlo e sperare di raggiungere il numero maggiore di persone in tutto il mondo. E più il video è imbarazzante, disgustoso o umiliante più ha possibilità di diventare virale e infettare. I social hanno aperto questa gara di peti e di rutti: giovani influencer che leccano il wc, un altro a Milano in diretta Instagram ha urinato da un cavalcavia sulle auto in transito, una tiktoker si è spalmata la pomata contro le emorroidi come antirughe, obesi in tutù ballano leggiadri sulle note della canzoncina di tendenza. La vergogna non esiste più da tempo, è roba da cavernicoli.
Trovami un lato positivo in tutto questo manicomio…
Il Web ha permesso a tutti, in tutto il mondo, di comunicare e informare in tempo reale. E chi ha saputo sfruttare i social (e non si è fatto sfruttare) ha trovato un lavoro come social media manager perché ormai tutti hanno un account…

Torna alle notizie in home