Cultura & Spettacolo

Igor Righetti vs Sanremo: “Da Oxa-Morticia a Blanco. Ecco le mie previsioni sul podio dei morti di fama”

di Nicola Santini -

IGOR RIGHETTI AUTORE E CONDUTTORE


Per lui i vip non hanno segreti. E se li hanno, li sgama. Così, contando su una lente d’ingrandimento privilegiata da una visione nuda e cruda, da un colino a maglie molto strette e da una lingua biforcuta che non teme niente e nessuno, Igor Righetti, autore del progetto di comunicazione in musica “Vaffanvip”, dove scarnifica i cosiddetti “Morti di Fama”, racconta a L’Identità la sua particolare visione di Sanremo.
Docente di Comunicazione e Linguaggi radiotelevisivi, conduttore radiofonico del seguitissimo programma quotidiano “L’autostoppista” in onda su Rai Isoradio, si lancia per noi, dopo averne osservato la performance sul palco dell’Ariston, in un ipotetico podio d’eccezione: quello dei morti di fama.
Sanremo è l’acceleratore di fama per eccellenza. Eppure non c’è edizione che non ci risparmi autentiche cadute di stile per le quali si finisce di parlare di più di quanto non si parli delle performance canore che dovrebbero essere l’oggetto principale. Come mai secondo te?
Perché Sanremo è Sanremo… è uno spettacolo nazional-popolare dove non tutto fa brodo, ma dove tutto fa Broadway.
Quando le cadute di stile ottengono sui media più spazio delle canzoni significa che i testi dei brani e chi li canta non sono poi così interessanti.
Che cosa pensi dell’esibizione di Anna Oxa?
Il suo total black monacale di 4 taglie più grande di lei e la capigliatura bionda appena uscita dalla centrifuga mi hanno colpito. L’abito sembrava la versione in taglia forte e castigata di quello di Morticia Addams. Il suo urlo finale mi ha terrorizzato più del film “La bambola assassina”.
La scenata patetica di Blanco, lo renderà un morto di fama?
Forse sì. Ha avuto il suo momento di gloria utile per la promozione del suo singolo “quando di punto e in Blanco” ha cominciato a distruggere con forsennata aggressività gli inermi arredi floreali sul palco senza essere fermato da nessuno, ma fischiato dal pubblico in sala. Surreale la sua giustificazione: “Non mi sentivo in cuffia”. Lascia sgomenti la sua dichiarazione “Ho cercato comunque di divertirmi”. Da ora in poi, quindi, quando un artista non sente bene il suo audio in cuffia sarà autorizzato a trasformarsi in una ruspa umana. Il suo è stato un gesto che ha rivelato disprezzo verso il lavoro di altri che avevano preparato con cura l’allestimento. Ho trovato anche poco rispettoso aver preso a calci i fiori simbolo di Sanremo. Quale uomo si accanisce sulle rose? Un messaggio altamente diseducativo anche per i tanti giovani e giovanissimi che seguono il Festival. Un’esibizione da “Brividi” ma questa volta senza Mahmood con il quale vinse la scorsa edizione. Mi auguro che non gli venga permesso di risalire su quel palco e che gli facciano pagare i danni materiali. Quelli di immagine, sua, del Festival e dei poveri fiori sanremesi sono impossibili da calcolare.
E il monologo della Ferragni cosa ti ha lasciato?
Lei è un brand di se stessa. Appena salita sul palco ha detto: “È surreale”. Già è stato davvero surreale anche per noi vederla lì in quel ruolo. Si è anche trasformata anche in poetessa digitale delle ovvietà e delle frasi fatte. In questa prima serata ha cambiato più vestiti di un’intera sfilata di moda. La definiscono co-conduttrice, ma legge i cartoncini con i nomi dei cantanti in gara con la stessa passione con cui si leggono i bugiardini dei farmaci e con una dizione claudicante. Una volta si chiamavano vallette non co-conduttrici. Ma i tempi cambiano… Aveva dichiarato: “Ci ho messo mesi per preparami al Festival, mentalmente e non solo”. A quanto pare ha tralasciato un buon corso di dizione e uno su come parlare in pubblico davanti alle telecamere e muoversi su un palcoscenico che ha dominato con la stessa naturalezza con cui un pinguino cammina nel deserto sahariano. E con Chiara Ferragni in Rai è arrivato pure il marito Fedez, che di recente è balzato agli onori delle cronache per le infelici e tristi battute sulla povera Emanuela Orlandi. Il suo programma con Luis Sal “Muschio Selvaggio” che va in podcast si è infatti trasferito per la settimana di Sanremo su Rai2 e su RaiPlay. Del resto Sanremo può fare i miracoli.
Se dovessimo dare i tre nomi di un ipotetico podio di morti di fama a chi chiederesti di salirci?
Will, Colla zio, Paola e Chiara.

Torna alle notizie in home