Il buonismo di certa sinistra sempre pronta a fare le analisi del sangue agli altri
È trascorso qualche anno, ma l’argomento regge sempre con una certa sinistra fintamente buonista, sempre pronta a fare le analisi del sangue agli altri, quando si tratta di fare i pubblici proclami; ma la traiettoria del ragionamento cambia radicalmente quando si deve rispondere di persona e impegnarsi con un sì o un no, un aut aut appunto alla Kierkegaard, che non lascia spazio ad alcuna ambivalenza. Ricorderete che accadde quando nel corso di un evento pubblico un noto personaggio pubblico dello spettacolo, Alessandro Gassmann, spazientito di fronte all’incalzante domanda se ne esce così: “Io sto facendo il mio, forse andrebbe consegnato (il rifugiato politico, ndr) a chi non fa un c…o”. L’elegante dichiarazione dell’attore ambasciatore di buona volontà dell’Unhcr, al microfono di una Iena che lo stuzzicava, sollevò molti commenti. Eppure ancora oggi una certa sinistra da comunisti col Rolex ha sempre rivendicato che la solidarietà è come l’aria che si respira, e questo da un certo punto di vista si può sottoscrivere quando si vive in una società multiculturale, ma poi si deve essere coerenti e far seguire alle dichiarazioni “urbi et orbi” i comportamenti privati in linea con la netta presa di posizione, per non apparire dei sepolcri imbiancati. Sia detto che vale per il bravo Alessandro Gassmann, ma soprattutto per tutti coloro che si sciacquano la bocca con le dichiarazioni roboanti in favore di microfono e telecamera, ma poi non hanno la stessa inflessibilità comportamentale. Nel caso di Gassman, aveva dichiarato che stava facendo molto a vantaggio dell’accoglienza dei siriani e non aveva esitato a ribadire che accoglienza e solidarietà sono decisivi per una società più giusta. Come dargli torto? Tuttavia quando l’intervistatore gli domandava a bruciapelo e in modo provocatorio se fosse stato disposto ad ospitare a casa un migrante, l’attore era indietreggiato fino a lasciare spazio all’analisi vernacolare. Penso che non siano pochi per i quali il mutualismo va molto bene solo quando tocca agli altri, e un po’ meno quando chiama in causa se stessi senza tentennamenti, come ad esempio nell’ospitalità dei migranti, secondo quell’adagio tipicamente italiano che taglia trasversalmente tutte le ideologie e che recita: “Armiamoci e partite”. Del resto, Karl Marx nei famosi manoscritti economico-filosofici spiegava con duro realismo che “quando gli operai comunisti si riuniscono essi hanno come primo scopo la dottrina, la propaganda”. Se davvero il futuro è anche la riscoperta della solidarietà, soprattutto a sinistra, perché senza la solidarietà viene meno quel legame tra sociale e politico che dovrebbe migliorare le condizioni delle classi più svantaggiate, è altrettanto vero che troppi soloni si impalcano e poi quando è il momento di manifestare nei fatti la loro operosa solidarietà – magari ospitando qualcuno a casa che è in condizioni di estrema indigenza -, fanno marcia indietro, magari infastiditi come qualche anno fa Gassmann, che a microfono spento aveva qualche perplessità nel farlo, affidandosi al ragionamento grossolano di chi si sottrae ai rischi di un’azione da lui stesso promossa, pur invitando con afflato gli altri a intraprenderla.
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