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Politica

Il campo largo causa scompiglio nei 5 Stelle

Chiara Appendino boccia l'alleanza con il Pd. Ma chi ha da perderci di più?

di Giuseppe Ariola -


Dovrebbe unire e, invece, divide: il campo largo sembra proprio destinato a non avere vita facile. Di riflesso, chi più e chi meno, neanche i partiti che lo compongono. Ormai è diventato chiaro che l’anello debole di questa aggregazione partitica, il cui unico comune denominatore è porsi come alternativa al centrodestra, è rappresentato dal Movimento 5 Stelle. Un po’ per i malumori conseguenti alle concessioni che in particolare il Pd deve fare al partito di Giuseppe Conte in nome di questa Santa Alleanza che, come dimostrano gli ultimi test elettorali delle regionali, sono decisamente sproporzionate rispetto all’apporto dei 5 Stelle in termini di consensi. Un po’ per i problemi sorti all’interno della comunità e della stessa classe dirigente pentastellata.

La polemica di Chiara Appendino

Il tonfo delle percentuali dei grillini pare inarrestabile e c’è chi lo imputa esclusivamente all’abbraccio – considerato mortale – con il Nazareno. È il caso di Chiara Appendino che ha messo sotto accusa una linea ritenuta di sudditanza al Pd. È vero che l’intera esperienza politica del Movimento 5 Stelle, da Grillo a Conte, si è sempre basata su ultimatum, diktat e un mix tra minacce e ricatti. Però, pretendere che un partito rimasto al palo sotto la doppia cifra l’ultima volta che le urne si sono aperte in tutta Italia – le europee del 2024 – possa dettare la linea agli alleati pare davvero troppo. Anche per i 5 Stelle. La polemica di Chiara Appendino appare quindi lunare.

Quale alternativa al campo largo?

Soprattutto perché non si capisce dove voglia andare a parare. Certo, tutti ricordiamo come i duri e puri del panorama politico italiano avevano garantito che non si sarebbero mai alleati con nessun altro partito e poi hanno fatto prima un governo con la Lega e poi uno con il Pd. Ma se lo schema del campo largo viene messo in discussione, i 5 Stelle dove pensano di andare?

Il conto che il Pd ha pagato ai 5 Stelle

Hanno ottenuto il primo governatore della loro storia, Alessandra Todde in Sardegna, senza neanche l’8% dei voti. Hanno indicato Pasquale Tridico alla guida della Calabria racimolando uno scarso 6,5%. Roberto Fico guiderà la coalizione in Campania, dove l’uscente De Luca non perde occasione di ricordare che la lista pentastellata cinque anni fa si fermò al 9%. La verità è che il partito di Conte – che ancora sogna di potersi contendere la leadership del campo largo – ha ottenuto fin troppo. E si lamenta pure. Senza contare che il ragionamento di Chiara Appendino sul campo largo ha più senso se capovolto: quanto perde il Pd per l’alleanza con i 5 Stelle?


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