Esteri

Il cardinale Zuppi vola a Mosca per la pace

di Ernesto Ferrante -


Il Papa prova ad allontanare il mondo dal baratro di un conflitto sanguinoso. Domani e dopodomani il cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, accompagnato da un Officiale della Segreteria di Stato, sarà a Mosca per “incoraggiare gesti di umanità, che possano contribuire a favorire una soluzione alla tragica situazione attuale e trovare vie per raggiungere una giusta pace”.
Gli scorsi 5 e 6 giugno Zuppi era stato a Kiev, dove aveva incontrato Zelensky. Prima di partire per la capitale russa, il cardinale ha incontrato Bergoglio. L’agenda della due giorni non è stata diffusa. Padre Stefano Caprio, docente al Pontificio Istituto Orientale, grande esperto di Russia dove è stato missionario, non esclude un faccia a faccia tra il mediatore pontificio e Vladimir Putin.
Sul campo di battaglia si registrano progressi da parte delle truppe di Kiev. “Le forze armate ucraine stanno avanzando in tutte le direzioni”, ha dichiarato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo discorso notturno dopo aver visitato le truppe a Donetsk. Secondo l’intelligence britannica, gli ucraini sono riusciti a riconquistare porzioni di territorio nell’est. E’ la prima volta che questo accade dal 2014.
Nelle scorse 24 ore sono stati segnalati attacchi russi senza vittime negli oblast di Sumy, Chernihiv, Zaporizhzhia, Kharkiv, Mykolaiv, Dnipropetrovsk e Lugansk. Bombe anche su Kremenchuk, nell’anniversario del raid sul supermercato Amstor, in cui morirono 21 persone e altre 77 rimasero ferite.
Putin ha riunito i vertici della sicurezza e della difesa al Cremlino. “Avete difeso l’ordine costituzionale, le vite, la sicurezza e la libertà dei nostri cittadini. Avete salvato la nostra patria dai disordini e avete di fatto fermato una guerra civile”, ha detto il leader russo rivolgendosi al personale militare. Chiesto un minuto di silenzio in ricordo dei piloti morti per fermare la rivolta armata.
“Le persone che sono state attratte dalla ribellione hanno visto che l’esercito e il popolo non erano con loro. Il dispiegamento rapido e preciso delle forze dell’ordine ha permesso di fermare lo sviluppo estremamente pericoloso della situazione nel Paese e di prevenire vittime civili”, ha aggiunto il presidente, sottolineando il sostanziale isolamento della Wagner.
Non è mancato un passaggio sulla compagnia di Prigozhin: “Riguardo la Wagner, sapete che abbiamo sempre trattato combattenti e comandanti del gruppo con grande rispetto perché hanno realmente dimostrato coraggio ed eroismo”.
Aleksander Lukashenko ha confermato la presenza in Bielorussia del capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, durante una cerimonia di consegna dei gradi ai più alti ufficiali, stando a quanto riportato dall’agenzia Belta. Lukashenko ha rivelato che era pronto a mandare una brigata militare in Russia, se fosse stato necessario per contrastare i “musicisti”. “Ritengo che se la Russia crolla, tutti rimaniamo sotto le macerie. Moriremo tutti”, ha avvertito il numero uno di Minsk.
“Putin non è un criminale di guerra, l’Ucraina non è più sovrana”. A riferirlo al giornale tedesco Bild, è stato il primo ministro ungherese Viktor Orban. “Ciò che conta davvero, ha sostenuto Orban, è ciò che gli americani vogliono fare. L’Ucraina non è più un paese sovrano. Non ha soldi. Non ha armi. Possono combattere solo perché li sosteniamo in Occidente. Quindi, se gli americani decidono di volere la pace, la pace ci sarà”.
L’unico modo per salvare l’Ucraina, a suo avviso, “è che gli americani avviino negoziati con i russi e raggiungano un accordo su un’architettura di sicurezza e trovino un posto per l’Ucraina in questa nuova architettura di sicurezza”.

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